Caos legge elettorale, Nicoletti: «Ora mi auguro si torni al Mattarellum»

Un pretesto per seppellire un accordo già morto, come sostiene Lorenzo Dellai, la prova che il M5S è inaffidabile, come ritiene il Pd, il tentativo di riportare la democrazia in Trentino Alto Adige, come argomentano Riccardo Fraccaro (M5s) e Giacomo Bezzi (Fi), lo spettacolo andato in scena ieri è forse semplicemente l’anticipazione di cosa sarà un Parlamento eletto con una legge da Prima Repubblica in un’Italia senza più partiti.
T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 9 giugno 2017

 

 

Ma com’è stato possibile che i destini del piccolo Trentino Alto Adige travolgessero la legge elettorale nazionale?

Il sistema elettorale rimasto in regione sotto le macerie dell’Italicum e passato fino a ieri indenne dal tentativo di riforma elaborato dai leader di Pd, M5S, Fi e Lega è diverso da quello del resto del paese. Al Senato, vige di fatto ancora il vecchio Mattarellum: tre collegi uninominali in Trentino, tre in Alto Adige più un settimo senatore «ripescato» come miglior perdente in modo da garantire comunque il diritto di tribuna alla minoranza in caso di «cappotto» da parte della maggioranza regionale. Le modalità di voto non sono state oggetto dell’ormai famoso emendamento Biancofiore.

In occasione dell’elaborazione dell’Italicum, la maggioranza regionale aveva chiesto e ottenuto da Renzi — in cambio del voto favorevole alla legge — di poter votare con i collegi uninominali anche alla Camera: quattro in Trentino, quattro in Alto Adige, più tre deputati eletti, attraverso dei listini bloccati, individuati con il sistema dello scorporo: riparto fatto eliminando i voti serviti per eleggere i candidati vincenti nei collegi.

Per la minoranza regionale, in particolare quella altoatesina di lingua italiana, la legge garantiva troppo la Svp, per la quale sarebbe stato facile eleggere non solo due senatori propri più un terzo «indipendente» del Pd di lingua italiana, ma anche vincere nei quattro collegi della Camera ottenendo un quinto deputato dai listini. Insomma, in caso di successo dell’alleanza Svp-Pd più Patt e Upt, lo scenario possibile sarebbe potuto essere 6 senatori su 7 e 9 (0 10 nel caso in cui uno dei tre fosse andato al Pd) deputati su 11. L’emendamento Biancofiore lasciava inalterato il Senato, ma riduceva a 6 i collegi della Camera, con 5 eletti dai listini bloccati non più con lo scorporo, ma su base proporzionale, escludendo i partiti che a livello nazionale non raggiungessero il 5% (o il 20% su base regionale per le minoranze) anche dall’attribuzione dei collegi. Questo non solo offriva qualche chance in più sui listini alle minoranze, ma metteva in crisi la maggioranza: sulla scheda sarebbe potuto comparire un solo simbolo. IN Trentino, quello del Pd.

«L’obiettivo, almeno a livello locale era di indebolire la coalizione — chiosa Michele Nicoletti — Il resto è retorica. La polemica sui franchi tiratori è francamente poco comprensibile: Fraccaro è intervenuto in aula per annunciare che loro avrebbero votato un emendamento contrario all’accordo fatto con noi, punto. Fi, almeno formalmente, ha dichiarato voto contrario. Ora il mio auspicio è che, in un sussulto di ragionevolezza, si torni al Mattarellum in tutta Italia. In alternativa, si dovrà procedere all’armonizzazione del Consultellum tra Camera e Senato, con l’impegno nella prossima legislatura a rifare la legge elettorale e la riforma costituzionale. Le nostre proposte saranno anche state insufficienti, ma le domande cui cercavano di rispondere sono ancora tutte lì».

«Biancofiore e Fraccaro — commenta il senatore Vittorio Fravezzi (Upt) — ancora una volta si dimostrano incapaci di immaginare la politica regionale in modo diverso dagli schemi nazionali. Vorrebbero omologare il nostro territorio al resto d’Italia, dimenticando che il collegio uninominale maggioritario è il sistema che più valorizza il rapporto diretto tra elettore ed eletto».

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«Ho varcato il portone della Camera e mi sono accorto che mi erano spariti i Collegi elettorali. Ho cercato allora un modulo per chiedere l’indipendenza ma purtroppo questo modulo non esiste». La mette sul ridere il presidente della Provincia Ugo Rossi ma è una risata amara: «Fuori di battuta resta una preoccupazione forte per l’Autonomia in questo quadro di follia collettiva che c’è dentro il nostro Parlamento. Quando senti un onorevole Fraccaro che declama “il Trentino è Italia o no?” capisci che pericolo stiamo correndo. Noi abbiamo un territorio che ci obbliga a fare una sintesi sul piano delle scelte elettorali ed il centrosinistra ci riesce benissimo. Altri pensano solo a portare un voto al loro capo che sta da un’altra parte, sia egli Berlusconi o Grillo. Non è nemmeno vero, è già successo, che il centrodestra non possa vincere con questo sistema, visto che è già successo. Almeno quando il centrodestra esisteva. Allora andava bene? E vedrete il grande pericolo che, con queste premesse, correrà l’Autonomia soprattutto dopo le elezioni» chiude Rossi.

L’onorevole Lorenzo Dellai osserva: «Con questa legge che si stava discutendo, di cui non ero un sostenitore, gli elettori avrebbero potuto almeno scegliere da chi essere rappresentati. Ma si è trattato di una sorta di vittoria di Pirro, visto che la legge in questo modo ritorna in Commissione. Si riparte, se si troverà il modo di farlo, da zero. E visto che la legge non c’è più, se si andasse a votare con l’Italicum i collegi rimarrebbero. Ma la tristezza riguarda il modo ed i toni con cui si parla dei nostri territori, della nostra specialità, lontani mille miglia dagli statisti che se ne occupavano decine di anni fa. Nei dibattiti parlamentari c’erano comprensione ed equilibrio, negli anni 50, 60, 70. Ma questo ormai lo abbiamo capito. In questo caso il patto elettorale era molto fragile ed è durato pochissimo: oggi hanno costretto il Parlamento a diventare un teatro delle parti, uno spettacolo penoso».

Ecco l’onorevole del Pd Michele Nicoletti: «I Cinquestelle durante tutte queste trattative non avevano mai sollevato il problema del Trentino Alto Adige. Loro erano d’accordo sulla nostra proposta del ritorno al Mattarellum: si sapeva che c’erano questi emendamenti ma si pensava venissero ritirati. Invece li hanno votati. Come ho visto alzarsi Biancofiore pensavo fosse la solita sceneggiata della collega altoatesina che ogni volta ci prova. Dispiace che né lei né Fraccaro non difendano la specialità del Trentino Alto Adige».

Chiude il senatore Vittorio Fravezzi: «Quanto accaduto mette in evidenza la slealtà di alcune forze politiche. Biancofiore e Fraccaro ancora una volta si dimostrano incapaci di immaginare la politica regionale in modo diverso dagli schemi nazionali e incapaci di comprendere le specificità politiche territoriali. L’approvazione dell’emendamento Biancofiore Fraccaro, nonostante la contrarietà dell’ampio fronte che ha condiviso la riforma della legge elettorale in Commissione, conferma le nostre preoccupazioni. I cittadini sappiano che vi sono forze politiche che vogliono omologare il Trentino Alto Adige al resto del paese».

Alessandro Pietracci (Psi): «L' inarrestabile deriva sfascista sta affossando anche questo tentativo di dare al Paese una legge elettorale. Vince l' irresponsabilità dei 5S e di alcuni deputati "a briglia sciolta. Perde il Trentino, additato come l'eccezione da uniformare. Perde, ancora una volta, l'Italia». (g.t.)