#DDLCultura - Il Pd: «Il nodo dei musei va rinviato»

Stralciare l’articolo che si occupa della riorganizzazione dei musei, prendendosi il tempo per ridiscuterlo, e approvare subito il resto della riforma della cultura. È quanto chiede il Pd all’assessore Tiziano Mellarini, il cui cambio di rotta, dai quattro poli tematici al cda unico dei musei provinciali, è giudicato poco chiaro e troppo repentino.
T. Scarpetta - S. Voltolini, "Corriere del Trentino", 15 marzo 2017

L’Upt non intende mettere in difficoltà il proprio segretario. «Mi pare che in commissione — osserva il capogruppo Gianpiero Passamani — sia emersa la volontà quasi unanime di superare l’idea dei poli a favore di un soggetto unico». Quanto ai tempi, Passamani non ha dubbi. «Si può arrivare in aula a maggio con l’intera riforma». È quanto ha chiesto lunedì Mellarini ai commissari di maggioranza convocati per essere messi a conoscenza del nuovo corso della riforma: a metà aprile, la commissione dovrà avere licenziato il testo. «Ho chiesto all’assessore — spiega la presidente della commissione Lucia Maestri (Pd) — di stralciare l’articolo sui musei perché, viste le diverse opinioni emerse in materia e vista la sua decisione di cambiare nettamente impostazione, non credo si possa arrivare subito in aula. Il resto della riforma, accolto qualche emendamento che l’assessore ha già mostrato di condividere, credo possa andare avanti senza problemi. Sui musei, invece, sappiamo cosa si vuole fare dei quattro maggiori, ma poco o nulla sugli altri e nulla su quale rapporto instaurare tra quei quattro e gli altri. Secondo me — continua Maestri — si può rimandare a ottobre questa singola questione». Mellarini, però, ha già risposto niet . «Come presidente di commissione — aggiunge Maestri — farò in modo che la proposta venga emendata al meglio, ma politicamente giudico un errore voler procedere a tutti i costi».

Intanto si susseguono le reazioni all’annuncio di riforma di Mellarini. «È una scelta che recupera la dimensione territoriale, salvaguardando l’autonomia degli istituti. Direi una condivisione di risorse, oltre che di teste. Ma il giudizio completo arriverà quando conosceremo i dettagli», dice Maurizio Tomazzoni, assessore alla cultura di Rovereto, che dà una prima valutazione positiva alla «svolta» decisa dall’assessore provinciale. L’addio ai poli museali, a favore del cda unico, è arrivato in seguito alle forti critiche espresse dagli operatori del settore. La posizione di Palazzo Pretorio diverge dalla «freddezza» con cui Gianfranco Maraniello, direttore del Mart, aveva accolto il dietrofront rispetto ai poli museali. «Premetto che non ho sufficienti elementi per dare un giudizio completo, visto che non abbiamo ancora testi o bozze» ragiona Tomazzoni. «Il principio non mi pare negativo. Forse ha più senso l’idea di un distretto provinciale della cultura. Il territorio ha tante realtà e iniziative: così si valorizzano meglio». Per Tomazzoni il bilancio è positivo. Se è vero che il Mart non sarà capofila di uno dei poli, le altre realtà basate a Rovereto — come il Museo della guerra e il Museo civico — ottengono a suo avviso una proiezione provinciale. Va considerato anche il fatto la città della Quercia dovrebbe avere un posto nel cda a cinque (idem per Trento). «L’autonomia degli enti non è messa in dubbio — conclude — È l’occasione per rilanciare i comitati scientifici dei singoli musei».

Franco Marzatico, guida della soprintendenza per i beni culturali della Provincia, non entra nel merito «delle formule che spettano alla politica» ma sottolinea che «la scelta di ascoltare le istanze è stata coraggiosa. Si può lavorare a una legge che mantenga il Trentino un esempio per gli altri territori. C’è la volontà di approfondire, nella direzione di una legge che sia al passo coi tempi e sia espressione della pratica di autogoverno connaturata all’autonomia. Nella cultura il Trentino è visto come esempio virtuoso dal resto del Paese». Per il soprintendente il cambio di rotta ha evitato il rischio di un ritardo locale. «È stata una coraggiosa azione di apertura. Un segnale positivo. Dimostra la consapevolezza della delicatezza del tema. Il coordinamento va migliorato, per scopi di efficienza e risparmio. Nell’ottica dell’inclusione. Non tutti gli istituti hanno lo stesso grado di appetibilità e le stesse rendite di posizione».