Reddito di garanzia, Olivi: «Da luglio assegno unico e più budget»

Centoventidue milioni e 658.000 euro investiti, 221.000 domande, di cui 46.391 accolte, 15.752 beneficiari unici. Sono i numeri di otto anni di reddito di garanzia, il principale intervento sociale di sostegno economico, introdotto nel welfare provinciale dalla legge provinciale 13 del 27 luglio 2007. Lo strumento, pensato per aiutare le persone e le famiglie che si trovano in una condizione di bisogno, ha avuto una dotazione annua media di 15 milioni 332.000 euro.
S. Voltolini, "Corriere del Trentino", 7 marzo 2017

 

 

Il dato è in calo: dai 18,6 milioni per il 2012 si è passati agli 11,4 del 2016, in una progressiva ma significativa riduzione. Per l’amministrazione è la conseguenza della maggiore selettività introdotta a partire dal 2012-2013: fra i meccanismi inseriti i periodi di sospensione fra le erogazioni, le verifiche sui requisiti economici dichiarati, l’obbligo di aderire alle proposte dell’Agenzia del lavoro.

Il reddito di garanzia consiste, per definizione, «in un’erogazione monetaria a integrazione della condizione economica del nucleo familiare insufficiente rispetto ai bisogni generali della vita». Lo strumento è pensato per «ridurre la condizione di povertà, favorire l’inclusione sociale nonché influire positivamente sulla partecipazione al mercato del lavoro». È in pratica la versione locale, già attiva, del reddito di cittadinanza di cui si discute a livello nazionale. L’accesso avviene con una procedura automatica, di competenza della Provincia, oppure tramite una valutazione di competenza degli enti locali. Per dare un’idea, la parte automatica è valsa nei sette anni 108,8 milioni di euro, la seconda 13,8.

Per entrambe le tipologie il nucleo familiare deve essere in possesso di alcuni requisiti: la residenza da più di 3 anni continuativi di almeno un componente in Trentino, l’indicatore Icef inferiore a 0,13, l’assenza di componenti che hanno reso dichiarazioni mendaci sugli stessi requisiti. Alla prima tipologia possono accedere i nuclei familiari nei quali alternativamente, al momento della presentazione della domanda, nessun componente è idoneo al lavoro (ad esempio per invalidità), almeno un componente è occupato, oppure ha perso il lavoro per motivi non dipendenti dalla sua volontà e ha maturato almeno due mesi di contribuzione obbligatoria a decorrere dal primo gennaio dell’anno precedente alla presentazione della domanda, o ancora è in cerca di occupazione da almeno sei mesi a seguito di fuoriuscita dal nucleo di un altro componente produttore di reddito da lavoro (ad esempio una vedova). L’intervento in automatismo dura quattro mesi. Il primo rinnovo è consecutivo, per il secondo e il terzo è previsto uno stacco di 4 mesi. La domanda successiva si può fare dopo 12 mesi. Sempre la parte di competenza provinciale pone alcune condizioni precise, che hanno lo scopo di spingere il richiedente a migliorare la propria situazione lavorativa e economica. Il componenti del nucleo beneficiario dell’assegno devono accettare qualsiasi offerta di lavoro formulata dai Centri per l’impiego, partecipare alle iniziative proposte dall’Agenzia del lavoro, non cessare l’occupazione, se si lavora, per risoluzione consensuale, dimissioni volontarie se non per giusta causa. Al soggetto che inizia un’attività lavorativa è riconosciuto un incentivo pari al doppio di una mensilità del sussidio.

All’ intervento di competenza dell’ente locale (privo di limiti di rinnovo) possono accedere i nuclei familiari esclusi dall’automatismo in quanto non presentano le condizioni prima indicate, quelli senza fissa dimora e le famiglie che presentano problematiche sociali complesse. L’accesso all’intervento è consentito solo quando il servizio sociale redige un progetto che riguarda tutti i componenti del nucleo familiare e gli stessi vi aderiscono.

In tutti i casi il tetto massimo mensile dell’intervento è di 950 euro a famiglia.

 

«Il calo della spesa per il reddito di garanzia è dovuto ai maggiori controlli e alla selettività introdotti, non a una diminuzione a monte del budget provinciale. Lo strumento è comunque al suo ultimo anno. A luglio contiamo di partire con le domande per il nuovo assegno provinciale unico, che sarà avviato nel 2018. Sarà completo, semplice ed efficace». Alessandro Olivi, vicepresidente della Provincia, commenta i dati relativi al reddito di garanzia, valutando lo strumento nell’ambito della riorganizzazione che l’amministrazione sta preparando.

Le risorse spese annualmente per il reddito di garanzia sono diminuite drasticamente, dal picco del 2012 al 2016. Si restringe la risposta a un bisogno, magari per la contrazione del bilancio provinciale?

«No, la spiegazione tecnica è che il calo è dovuto agli elementi di maggiore controllo e selettività che sono stati introdotti attorno al 2013. Sono state previste verifiche stringenti sulle situazioni di bisogno. Inoltre, c’è l’obbligo di partecipare alle iniziative dell’Agenzia del lavoro, pena la perdita dell’aiuto».

Così non si penalizzano alcune situazioni?

«Lo scopo è avere uno strumento che incentivi il processo di attivazione degli interessati».

Dal 2013 i beneficiari sono scesi progressivamente, pur di fronte a un andamento altalenante del numero di domande.

«Questo è legato al fatto che un unico soggetto può presentare diverse domande, per il meccanismo dei rinnovi e delle sospensioni, e quindi il conteggio nell’anno solare porta ai dati indicati. Le richieste possono avere un certo numero, ma le azioni di verifica tendono a farle scendere. Capita che venga deciso un assegno mensile più basso perché si verifica che la condizione economica di partenza è leggermente migliore. Siamo comunque all’ultimo anno del reddito di garanzia, che è una misura particolare-settoriale e ha una disciplina, possiamo dirlo, burocratica. A breve partiamo con l’assegno unico provinciale che cumulerà diverse misure esistenti del welfare locale».

Ci sono date precise?

«Stiamo predisponendo il sistema affinché i cittadini possano presentare domanda dal primo luglio, in riferimento al 2018. Sul piano politico, è mia intenzione confermare le risorse attuali destinate al reddito di garanzia, magari elevandole a una quindicina di milioni di euro. È necessario rinforzare il sostegno, in un momento di crisi acuto come questo, alle famiglie che si trovano in difficoltà».

Che disponibilità economica e quale target avrà l’assegno unico?

«Una fascia più ampia naturalmente rispetto al reddito di garanzia. Oltre ai 15 milioni di questa misura, nel budget dovrebbero confluire i 35 milioni dell’assegno ex regionale per i nuclei familiari, il milione e mezzo per l’aiuto alle famiglie numerose, i 4 milioni inseriti nell’ultima manovra provinciale per la riduzione delle rette degli asili nido. Infine, stiamo studiando di far confluire anche i 20 milioni che nella finanziaria corrispondono agli sgravi Irpef per i nuclei familiari».

Quale sarà il beneficio della riforma?

«Sarà un’infrastruttura importantissima, dal funzionamento più semplice ma meno assistenziale, con un grado di condizionalità. Una sola domanda per tutto, una sola verifica dei requisiti. Alle erogazioni monetarie si accompagneranno buoni per acquistare servizi (analogamente a quanto previsto nella modifica dell’assegno di cura, ndr). L’assegno unico costituisce una piccola rivoluzione del welfare».