Un Pd dell’autonomia fedele solo ai trentini

Egregio direttore,
sono molto contento del fatto che il coordinamento provinciale del Pd trentino abbia discusso l’avvio di un percorso di specialità politica rispetto alla deriva nazionale. Deriva nazionale che riassumerei in due punti. Il primo è che si fa finta di non capire come il bipolarismo sia ormai finito e con esso qualsiasi ambizione di leadership maggioritaria.
Gabriele Hamel, "Corriere del Trentino",  25 febbraio 2017

 

Il secondo punto è che ci si sta preparando a un congresso nazionale che sarà una tavola apparecchiata per il plebiscito di un leader ideale per la seconda Repubblica, ma totalmente inadeguato per il nuovo corso.

Il Pd nazionale è stato pensato nel 2007 in opposizione al Popolo della libertà. Ricordo ancora gli interventi nelle due assemblee costituenti di esponenti di spicco (Veltroni da una parte, Fini dall’altra) attraverso i quali si riteneva ormai imminente la trasformazione del bipolarismo in bipartitismo all’americana. Siamo stati però miopi e abbiamo sottovalutato la crescita lenta e inesorabile di Grillo.

Oggi, come Partito democratico, abbiamo uno statuto vecchio che prevede un segretario nazionale naturale candidato a premier. È una modalità coerente con la seconda Repubblica ma inadeguata alla contemporaneità. Si è addirittura pensato di tenere in piedi il corpo moribondo della seconda Repubblica trasformando la Camera eletta su base regionale e contestualmente forzando il sistema elettorale parificando la figura del presidente del Consiglio di nomina quirinalizia con quella del sindaco di base elettiva: una follia. Gli italiani hanno capito molto bene che la seconda Repubblica è terminata. Spetta allora alle classi dirigenti responsabili evitare il sopravvento delle forze populiste euroscettiche (Grillo, Salvini, Meloni).

Renzi vincerà un congresso nella solitudine della claque dei passeggeri del Titanic. La seconda Repubblica, infatti, sta per affondare colpita da Grillo, dai libri di Stella e Rizzo, dai rimborsi elettorali e da episodi di peculato e corruzione ben peggiori di Tangentopoli. Forza Italia e la sinistra parlamentare saranno indisponibili a formare un governo con presidente Renzi. Toccherà quindi al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, spiegare a Matteo Renzi che Berlusconi e Bersani prediligono Letta, Padoan o Draghi: una sorta di contrappasso dantesco scandito dall’hashtag #MatteoStaiSereno.

E noi? I partiti autonomisti saranno fondamentali in entrambe le Camere e avranno diritto di veto. Anche da ciò si intuisce allora l’importanza di pensare a un Pd dell’autonomia molto fedele agli elettori trentini e molto poco al leader nazionale decotto. Le leadership solitarie sono finite e vanno sostituite con una responsabilità di squadra. Dal leaderismo alla responsabilità collettiva: ecco il passaggio epocale che stiamo per affrontare. A quel punto le luci si abbasseranno sul sipario della seconda Repubblica e sull’ultimo leader che ne è stato protagonista.