Ora, senza paura, diamo vita davvero a un “partito democratico delle trentine e dei trentini”

In questi giorni molto si è detto e molto si dirà, riguardo alla brutta pagina di storia che il Partito Democratico sta scrivendo a Roma. Accuse reciproche, processi per trovare il principale colpevole, litanie funebri per la fine di un attore politico che per alcuni non è nemmeno mai nato.
Elisabetta Bozzarelli, 24 febbraio 2017



Ma ciò che domenica scorsa, ascoltando in streaming l’Assemblea nazionale, mi riecheggiava nella testa e nel cuore non era la parola “fine”: nonostante la rappresentazione messa in scena ricalcasse la forma della tragedia, in me tornavano a galla gli ideali e i valori che, ancora oggi e nonostante tutto, mi fanno sentire orgogliosa di appartenere a quel progetto politico nato dieci anni fa, e nel quale la mia generazione è cresciuta e per anni si è riconosciuta.

 

Quel progetto era una grandissima sfida, che nasceva con l’obiettivo di coniugare la tradizione del riformismo socialista con il solidarismo cattolico, muovendosi nella prospettiva di un’economia sociale di mercato tesa alla giustizia sociale, all’universalità dei diritti, alla creazione reale di pari opportunità di crescita e sviluppo per tutte le cittadine e i cittadini.

 

Quel progetto non è finito: una sfida così ambiziosa non può morire pugnalata dagli opposti personalismi, non può essere sacrificata sull’altare degli opportunismi e dei tatticismi che, fuori dalle segrete stanze romane, risultano del tutto incomprensibili e rappresentano uno schiaffo alla passione e alla speranza di chi ancora crede in quel sogno. Perché, bisogna avere il coraggio di dirlo, gli elettori e i militanti in questi dieci anni hanno dimostrato molto più delle classi dirigenti di aver messo in un cassetto quelle etichette che, nel 2007, si era deciso coraggiosamente di superare.

 

Se a Roma assistiamo prima al teatrino dei detentori del copyright della sinistra ed il giorno seguente all’incapacità arrogante di aprire reali spazi di confronto, in Trentino abbiamo non solo l’opportunità, ma anche il dovere, di intraprendere una strada diversa. Non dobbiamo farlo per buonismo, o per una retorica e sterile velleità unitaria: ma perché è arrivato il momento di dare adeguata rappresentazione politica ad un quadro istituzionale che, ormai, fa della nostra Provincia autonoma una sorta di “piccolo stato”.

 

Certo dobbiamo guardarci in faccia: onestamente, abbiamo perso troppo tempo in cavillosi dibattiti tutti interni alla politica, e troppo poco abbiamo investito in un serio lavoro di rappresentanza e partecipazione, sul territorio e nelle comunità, peccando di un egoismo politico narcisista e sterile. Nel frattempo, non ci siamo accorti che quasi metà dell’elettorato trentino voltava le spalle alla politica, rifugiandosi in un astensionismo che rappresenta una critica aspra e un esplicito atto di accusa.

 

Ma se anche in Trentino il Partito Democratico era nato per rappresentare le cittadine e i cittadini trentini in ogni ambito della vita democratica e in ogni contesto territoriale, integrando centro e periferia in percorsi di crescita comune, oggi dobbiamo saper ritornare a quel momento fondativo: non per ricominciare a discutere dei contenitori, della struttura, delle ingegnerie elettorali, ma per costruire collettivamente le politiche che servono alle nostre comunità, per sfruttare al meglio le competenze legislative e amministrative di cui la Provincia progressivamente si è dotata.

 

Forse sarà un po’ più faticoso: la complessità dell’oggi richiede uno straordinario investimento in analisi, riflessioni, elaborazioni, per comprendere le tendenze in atto e costruire nuove progettualità politiche. Ma il Partito Democratico del Trentino deve essere quel soggetto che, per vocazione e idealità, assume su di sé questa fatica e prova a delineare un orizzonte di stabilità, sviluppo e benessere per questa terra. Per farlo, non può che scegliere la strada dell’autonomia politica.

 

E’ autonomia politica ciò che ci permette di interpretare al meglio le potenzialità della specialità istituzionale di questa terra. E’ autonomia politica valorizzare gli Enti Locali, riformando una Provincia ancora troppo accentratrice e promuovendo la partecipazione popolare come forma di autogoverno responsabile.E’ autonomia politica pensarci originali rispetto alla dimensione politica nazionale, per ribadire le ragioni di un'Europa e di un'Italia delle Regioni.E’ autonomia politica la capacità di elaborare un’idea del Trentino e un progetto per il suo governo.

 

Non possiamo permetterci di mancare all’appello: per essere degni di rappresentare il Trentino dobbiamo saper offrire una visione che dia risposta ai nuovi bisogni sociali, ai problemi del lavoro che non c’è e che sta cambiando, al desiderio di futuro delle generazioni più giovani, sapendo incidere concretamente sulle strategie di sviluppo del Trentino. Un territorio, il nostro, che nel corso della sua storia ha saputo costruire un capitale sociale importante, che ora dobbiamo essere in grado di usare come leva per stimolare la crescita economica, nella consapevolezza che la qualità e l’equità del nostro welfare saranno, ogni anno di più, legata alla nostra capacità di creare ricchezza.

 

E allora cogliamo l’occasione di questo possibile nuovo inizio non per fare una piccola, insignificante e misera operazione nominalistica o di pura forma, ma per dare davvero vita ad un “partito democratico delle trentine e dei trentini”, senza paura e sapendo che, prima di tutto, quello che dobbiamo combattere sono le rendite di posizione garantite, i corporativismi e i conservatorismi, che siano della classe politica, delle categorie economiche, dei soggetti sociali.

 

Nessuno vuole vedere la sommatoria di qualche partito politico, nessuno rimpiange le sigle di un passato glorioso che potrebbero confluire in un’operazione addizionale: quello che davvero serve, oggi più che mai, è una seria proposta politica che torni “in piazza”, luogo di partecipazione popolare aperta, democratica e di tutti. Se la politica è la vocazione di quelli che, anche quando ritengono il mondo troppo difficile da cambiare, non crollano e rimangono capaci di dire "non importa, andiamo avanti", questo è il momento di esserci.