Cultura, Trento gioca la «carta» Renzo Piano

Ieri l’audizione a Roma: nel video anche l’archi-star. Lanciata la proposta di un nuovo Concilio laico. L’asso nella manica di Trento si chiama Renzo Piano. Ieri pomeriggio, nell’audizione romana programmata per sostenere la candidatura a Capitale italiana della cultura 2018.
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M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 12 gennaio 2017

 

 

La delegazione trentina si è giocata anche la «carta» dell’archi-star genovese, «padre» del quartiere delle Albere e del Muse, per cercare di impressionare positivamente la giuria di esperti nominata dal ministero che dovrà decidere, nelle prossime settimane, a quale fra le dieci finaliste assegnare l’ambito riconoscimento (la proclamazione del vincitore avverrà martedì 31 gennaio, nella capitale).

Non una presenza in carne e ossa, quella del senatore a vita. La voce di Piano si è inserita nella presentazione attraverso un breve video, nel quale l’architetto ha illustrato la sua ultima opera cittadina, la Biblioteca universitaria (la Buc).

Un’audizione delicata, quella di ieri, per la delegazione partita da Trento (con una modifica: Tiziano Mellarini ha preso il posto del governatore Ugo Rossi). Tanto che i dieci componenti del team hanno trascorso le ore precedenti l’incontro nella sede romana della Provincia, provando e riprovando gli interventi in modo da rimanere nei tempi prestabiliti (mezz’ora di presentazione, un’ora di domande da parte della giuria). Con un ritmo sostenuto.

L’audizione davanti agli esperti è iniziata con un breve filmato dedicato alla Trento dei giovani: due minuti per far parlare i ragazzi e per capire, da loro, cosa pensano del capoluogo. Poi la parola è passata al sindaco Alessandro Andreatta, il cui intervento — inframmezzato da vari video — ha preso gran parte del tempo a disposizione. Il primo cittadino ha presentato il dossier «Oltre le mura», insistendo sull’attualità di una visione che, in anni di nuovi muri, scommette su una prospettiva di apertura. Andreatta ha quindi disegnato la Trento di oggi e la Trento del domani, puntando sul concetto di città di frontiera e di città europea, di luogo di confronto, di sperimentazione e del buon vivere. Con una peculiarità in più: Trento, ha spiegato ieri Andreatta, è anche l’ultima città ad essere diventata italiana nel 1918. Tra un passaggio e l’altro della sua riflessione, il sindaco ha lanciato alcuni video: oltre a quello di Renzo Piano, a disegnare i tratti del capoluogo è stata Elena Tonezzer, della Fondazione Museo storico, oltre alla docente Mariangela Franch e al direttore del Centro servizi culturali Santa Chiara Francesco Nardelli.

Più brevi gli altri interventi, con Mellarini che ha allargato il respiro del ragionamento a tutto il territorio provinciale, e il rettore dell’ateneo Paolo Collini che ha insistito sulla vocazione di formazione e ricerca del capoluogo, sottolineandone l‘internazionalizzazione. Al docente Andrea Zanotti è toccato invece il compito di tracciare il volto storico di Trento, partendo dal Concilio. E attualizzandone la valenza: in una fase di difficoltà dell’Europa, Zanotti ha prospettato per Trento il ruolo da protagonista di un nuovo Concilio laico, un’occasione per «riscrivere dal basso una costituzione europea». Ha portato a Roma l’innovazione nella concezione dei musei Michele Lanzinger, direttore del Muse, mentre il direttore di Trentino marketing Maurizio Rossini ha ricordato le potenzialità turistiche e sportive del territorio. Matteo Lunelli, nella duplice veste di vicepresidente del Mart e di presidente delle Cantine Ferrari, ha spinto invece sul rapporto tra cultura e imprese. A rispondere alle domande dei giurati anche la dirigente comunale Clara Campestrini e i due rappresentanti della Pts Consulting Giovanna Marinelli e Nina Però.

«L’audizione è andata bene» ha detto nel tardo pomeriggio il sindaco Andreatta, decisamente soddisfatto. «Non avrei mai pensato — ha aggiunto — che sarebbe stata così positiva. Siamo riusciti a valorizzare gli otti mesi di lavoro attorno a questa candidatura. E l’audizione ha dimostrato anche quanto la composizione della delegazione fosse stata ponderata bene: è passata una bella idea di squadra, ci siamo giocati bene tutte le nostre carte».

Ma l’entusiasmo ora dovrà fare i conti anche con le sfidanti. Ad ambire al titolo di Capitale italiana della cultura per il prossimo anno ci sono città agguerritissime: oltre a Trento, ad aver raggiunto la finale sono state Alghero, Aquileia, Comacchio, Ercolano, Montebelluna, Palermo, Recanati, Settimo Torinese e l’Unione dei Comuni Elimo Ericini. Due, secondo le indiscrezioni, le possibili favorite alla vittoria finale: da una parte Recanati, terra di Leopardi, dall’altra Palermo.