Mellarini: «No a un asse con il Pd»

Correva l’anno 2008 quando si cominciò a parlare di un Pd del Trentino federato col Pd nazionale. Il matrimonio Margherita-Ds, però, per Lorenzo Dellai da un lato e diversi esponenti dei Ds dall’altro non s’aveva da fare e non si fece. Da allora, ciclicamente l’idea ritorna. Questa volta è stato niente meno che Giorgio Tonini a riproporla (Corriere del Trentino di domenica), ma salvo scissioni nell’Upt anche questa volta la chance appaiono poche.
T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 10 gennaio 2017

Tiziano Mellarini forse non avrà il partito «in pugno», ma l’anno scorso il congresso lo ha vinto lui proprio perché, a differenza di Lorenzo Dellai, garantiva che l’Upt sarebbe rimasta sempre qualcosa di diverso dal Pd. L’assessore non ha cambiato idea. «Per quanto mi riguarda, l’Upt non ha in programma né di federarsi con il Pd a livello locale, come propone il mio collega Olivi, né di federarsi al Pd nazionale come suggerisce il senatore Tonini. Mi pare si riproponga un progetto di tipo ulivista e, con rispetto, dico che non siamo interessati. Il Pd resta un interlocutore importante, ma non condivido il progetto della federazione». L’idea del segretario è diversa: approfittare dell’assemblea (non elettiva) in programma per il 28 gennaio per promuovere l’Upt come punto di riferimento di tutto il movimentismo civico che, al di là delle speranze e della tattica degli esponenti del Pd trentino, se ha un obiettivo comune, è proprio quello di ridimensionare peso e ruolo del Pd ed evitare che il prossimo candidato presidente sia un democratico. Anzi, a ben guardare, nonostante un rapporto altamente concorrenziale tra di loro, Patt, Upt mellariniano, civiche di Daldoss e civiche di Valduga hanno nel ridimensionamento del Pd del Trentino il proprio obiettivo comune. Più difficile, se non altro per una questione aritmetica, la sua esclusione da una futura coalizione. In politica tutto è possibile, ma che Roberto Oss Emer entri a far parte dello stesso soggetto politico della sua storica avversaria Marina Taffara è, ad oggi, per lo meno improbabile.

Mellarini, però, non vuole nemmeno dare l’impressione di sentirsi succube di un civismo che deve ancora dimostrare di avere filo da tessere in chiave provinciale. «Fino a prova contraria — ricorda — l’Upt è una civica. Il confronto è aperto con tutti coloro che condividono i nostri valori e se abbiamo deciso di fare un’assemblea aperta anche ai non tesserati è proprio per facilitare la partecipazione, ma il confronto deve essere sui temi, non su altro. Valduga ha detto bene parlando di cooperazione, di lavoro e di welfare, ma mi chiedo quale sia la forza politica che oggi non si occupa di questi temi. Quanto alla novità, lo dico con il sorriso sulle labbra, ma non credo che l’amico Stefano Bisoffi (presidente della Comunità di valle della Vallagarina in quota Upt, ndr) possa considerarsi una novità». È opinione piuttosto diffusa che, tolto Francesco Valduga, i civici non abbiano grandi nomi da mettere in campo e per il sindaco di Rovereto, lasciare a tre quarti del primo mandato per fare il salto in Provincia potrebbe essere una mossa pericolosa. A meno che non corra per la presidenza, ma solo se con ottime chance di successo.

In casa Pd, intanto, si cerca di reagire al pericolo di venire rinchiusi dagli alleati nel recinto della «sinistra». Con l’intervista di Giorgio Tonini, è tornata di attualità una maggiore autonomia da Roma. Nell’assemblea di ieri, è stata prima rimessa all’ordine del giorno e poi tolta la proposta di deliberazione della minoranza (eliminata la parte sulla gestione unitaria) fonte di tensione all’ultima assemblea. In compenso, il coordinamento ha messo ai voti un’altra proposta che ne recepiva alcuni passaggi, tra cui la possibile evoluzione verso un rapporto di tipo «federativo o confederativo» con Roma.

All’assemblea è stato chiesto di dare mandato al segretario Italo Gilmozzi di dialogare con le forze di centrosinistra in vista delle politiche; di farlo anche «con i rappresentanti delle forze sociali ed economiche, dei principali movimenti e associazioni», per arrivare a una «conferenza programmatica» del Pd del Trentino; di dedicare una «ampia riunione» al tema del rapporto con Roma. Ai consiglieri provinciali è stato chiesto di relazionare sull’attuazione del programma e ai membri della Consulta di farlo sui lavori dell’organo «costituente». Insomma, il Pd del Trentino ci prova. Resta da capire se sarà in grado di trovare fuori e dentro le forze politiche nuovi interlocutori.

 

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Gestione unitaria del partito? Vade retro. La minoranza del Pd ritira l’offerta-proposta, avanzata in un documento a inizio dicembre. Su uno dei temi caldi dei prossimi mesi, le candidature (alle politiche e poi alle provinciali), chiede però «meccanismi di selezione aperti, trasparenti e partecipati» in modo che le scelte siano «le più condivise possibili». Tradotto: primarie. «Non per forza», spiegano dalla minoranza, «serve un percorso aperto e alla fine a pronunciarsi dovrà essere l’assemblea». La pausa natalizia non pare servita a portare concordia nel primo partito della coalizione, anzi.

Gli ultimi giorni hanno, se possibile, riacceso i distinguo e le fratture nei rapporti interni. A cominciare dall’apertura del segretario Italo Gilmozzi ad un dialogo - condizionato - con i sindaci civici: poteva essere un passaggio scontato e per molti versi annunciato, invece è subito partito il controcanto, dal vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi («Sbagliato correre sempre dietro agli altri, il Pd prenda l’iniziativa») al capogruppo provinciale Alessio Manica che ha criticato «la corsa alla corte di Valduga che ha messo insieme una coalizione annullando le differenze politiche». Come al solito nel Pd si sono ritrovati a parlare in tanti. Ieri, alla ripresa dopo le feste, il Pd è tornato a riunire coordinamento e assemblea. La minoranza si è presentata con una mozione aggiornata in cui non si fa più riferimento alla gestione unitaria, che Gilmozzi e la maggioranza hanno interpretato come la richiesta di entrare in segreteria: «Noi l’abbiamo offerta, loro l’hanno rispedita al mittente», sbotta Elisabetta Bozzarelli.

Altra novità del documento riguarda la selezione delle candidature, tema che agita il partito alla vigilia di un doppio appuntamento elettorale. Di fronte ai dubbi manifestati dal segretario sulle primarie («Aspettiamo cosa ci dirà Roma», ha dichiarato), Bozzarelli aveva subito contrattaccato: «Ha senso oggi chiudersi nella roccaforte dei pochi per gestire qualche candidatura a Roma?». La minoranza ha messo dunque nero su bianco la richiesta di un impegno a trovare meccanismi condivisi di selezione delle candidature: primarie ma non necessariamente, appunto. Anche perché resta ancora da capire se si voterà con i collegi o con le liste. Quanto alle provinciali, Olivi è tornato a chiedere che il Pd non si appiattisca su un Rossi-bis per il 2018, piano rilanciato invece con forza dal segretario del Patt Franco Panizza.

Ma all’orizzonte, va detto, non si intravedono candidati alternativi pronti e soprattutto - al momento - capaci di mettere tutti i Dem d’accordo. Infine il tema della territorialità, tasto su cui la minoranza insiste da tempo e che sembra aver fatto breccia anche tra i renziani, visto che è stato il senatore Giorgio Tonini, dalle colonne del Corriere del Trentino, a rilanciare l’idea di una «forza territoriale federata con il Pd nazionale», da costruire in primis con l’Upt e che allarga lo sguardo ai civici. In serata il coordinamento ha condiviso un documento di lavoro che è poi stato presentato all’assemblea: si dà mandato al segretario di avviare una fase di dialogo con le forze del centrosinistra autonomista per una valutazione comune delle alleanze e delle intese stabilite alle politiche 2013 e per condividere assieme i contenuti e le forme di un loro rilancio ed eventuale allargamento. Gilmozzi è stato incaricato anche di avviare un dialogo con i rappresentanti delle forze sociali ed economiche, dei principali movimenti e associazioni, delle comunità religiose e ideali «per uno scambio di idee sulla situazione del Trentino, sulle forme più acute di disagio sociale, sulle aspettative di crescita e di sviluppo». Al termine il Pd terrà una conferenza programmatica che coinvolgerà circoli, amministratori ed esperti, aperta a tutta la società.