L'importanza delle parole al femminile

«Le parole sono importanti»: ricordate la famosa battuta in un film di qualche anno fa? È sempre attuale, perché se Napolitano boccia i termini sindaca e ministra definendoli abominevoli e orribili, vuol dire solo una cosa: è davvero giunto il momento di voltare pagina con una politica d'altri tempi e lontana dai cittadini e ancor più dalle cittadine.
Minella Chilà, "Trentino", 20 dicembre 2016

 

Ci saranno ancora quelli e quelle che diranno che nella lingua italiana ingegnera o prefetta «non si possono sentire», ed è inutile ribadire loro che è solo un'abitudine mentale, le nostre figlie e i nostri figli non ci faranno più caso. Ci saranno ancora quelli e quelle che diranno che non è importante perché ben altri sono i problemi, d'altra parte il "benaltrismo" è una pratica diffusa in questo Paese, in modo particolare è pratica diffusa quando si vuole svilire una questione. Ci saranno ancora quelle donne che risponderanno «preferisco avvocato ad avvocata», perché credono di valere di più e di avere maggiore autorevolezza, confermando solo la difficoltà per una donna di farsi accettare in una società ancora a misura di uomo. Ci saranno sempre quelli e quelle che vorranno far passare questa riflessione come un delirio post femminista, dimostrando invece che davvero le parole sono importanti e se usate in una certa maniera possono aiutare a cambiare il sistema culturale.

Non è certo un Presidente emerito che potrà raccontare il futuro di questo Paese, ai suoi tempi le donne erano relegate a casa, in politica erano veramente poche, all'università anche, nei ruoli di potere ancora meno. Insomma tutta un'altra Italia. Oggi la situazione è diversa, proprio di questi giorni è la notizia che le donne giudice hanno superato numericamente i colleghi maschi. Sia chiaro, non è il primato in sè che conta, ma semplicemente il fatto che è una vera conquista culturale, se pensiamo che fino a qualche anno fa l'accesso a questa professione era preclusa alle donne, perché ritenute "emotivamente instabili" per poter esercitare attività professionale in quel campo. Dispiace per lei Presidente emerito, ma deve farsene una ragione, le Ministre, le sindache, le ingegnere, le questore, le prefette, esistono ed hanno diritto di essere nominate rispettando il loro genere. Non è un capriccio, non è un vezzo, non è un retaggio femminista, non è una lotta maschi contro femmine, non c'è niente di tutto questo, molto semplicemente è la lingua italiana che lo prevede. Perché attraverso la lingua, che è la summa di un Paese e rappresenta un popolo e la sua storia, avviene anche il processo di riconoscimento e di identificazione.

Non cito neanche l'Accademia della Crusca, ci pensano già alcuni comici a farne oggetto di dileggio, ma anche di sana informazione, visto che se qualcuno si prendesse davvero la briga di controllare scoprirebbe che è proprio così. Dispiace anche per tutti e tutte quelle che "fanno spallucce", preferiscono non occuparsene o non considerare il fatto: il fatto che se ne parli e, cosa più importante, che sempre più donne rivestano determinati ruoli, supererà ritrosie e diffidenze e restituirà, anche con le parole, quella dignità e quel rispetto che manca ormai da troppo tempo. Perché le rivoluzioni culturali passano anche attraverso le parole. Yes, we can!