Bozzarelli: «Appendino potrebbe essere del Pd»

Il partito, da liquido diventato quasi gassoso. La necessità di rappresentare una società nuova. L’importanza della dimensione territoriale. È lungo l’elenco delle considerazioni di Elisabetta Bozzarelli a due giorni delle elezioni che hanno segnato la prima brusca battuta d’arresto del Pd di Matteo Renzi.
T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 22 giugno 2016

«La premessa è che individuare soluzioni è più importante di attribuire colpe. La prima riflessione riguarda il partito. La sua struttura si è liquidata ed è diventato una sorta di comitato elettorale. Non è solo colpa di Renzi, sia chiaro: è una tendenza in atto a livello europeo, ma la rottamazione renziana ha dato il colpo di grazia: perché, da un lato concentrando su di sé tutta l’attenzione e dall’altro colonizzando il partito con suoi fedelissimi, ha messo in un angolo le tante esperienze locali che rappresentavano la vera forza di questo partito. I 5 Stelle hanno imparato questa lezione: sono passati dalla fase “Grillo contro tutti” a quella in cui intercettano, sul territorio, un protagonismo politico nuovo, che vuole emergere: una Chiara Appendino, secondo me, potrebbe essere tranquillamente una iscritta e una eletta del Pd, se il Pd fosse un partito percepito come aperto, inclusivo, non governato da consorterie». Il secondo tasto su cui batte l’ex candidata alla segreteria è quello che ha caratterizzato la sua campagna elettorale: l’importanza della proposta territoriale. Il voto, come è naturale alle amministrative, è stato condizionato dalle dinamiche locali. «Se i partiti del centrosinistra trentino e il Pd in primo luogo non riescono a costruire una nuova dimensione di azione politica territoriale, rischiano di annegare in un mare mosso dalla correnti del renzismo e dell’antirenzismo, fino a quando nuovi venti agiteranno le acque». L’originalità della proposta politica trentina va insomma rilanciata. «Il Trentino si è sempre caratterizzato per la sua capacità di immaginare strumenti politici innovativi, perché la specialità istituzionale impone creatività non solo legislativa e amministrativa, ma anche politica. Purtroppo il congresso del Pd ha sancito la volontà di una parte del gruppo dirigente di essere solo una costola del Pd renziano, ma il Trentino ha bisogno di una nuova stagione del centrosinistra autonomista, che non si culli nella beatitudine dei successi passati».

La direzione di marcia, secondo Bozzarelli, è «rappresentare pezzi di società che si sentono esclusi dalla dimensione pubblica: le generazioni più giovani, che affrontano il dramma della precarietà, alcuni pezzi del mondo del lavoro, sia quello tradizionale che quello innovativo, delle nuove professioni, dei nuovi mestieri, le nuove cittadinanze». Argomento non dissimile da quello usato ieri da Alessandro Olivi.

Infine, la coalizione: «Lo schema bipolare è messo in discussione anche nei paesi con una forte tradizione maggioritaria. Non è un caso che si riesca a ottenere successi importanti, come a Milano, lì dove si propone uno schema dal sapore ulivista. Da qui dovremmo ripartire, in Trentino, perché con la logica dell’autosufficienza, o rincorrendo chimere di schemi alternativi, rischiamo di lasciare campo libero a chiunque decida di interpretare in modo scaltro questa forte domanda di cambiamento».