Pd, Borgonovo Re presidente

Donata Borgonovo Re, possibile candidata prima del congresso, torna alla ribalta da presidente del Pd con un ruolo «da protagonista» a fianco del coordinatore Italo Gilmozzi. Lo ha fatto capire durante la riunione dell’assemblea di partito, in via Torre Verde a Trento. «Bisogna costruire le politiche, le proposte del Pd in vista del 2018. Abbiamo due anni di tempo» ha detto.
S. Voltolini, "Corriere del Trentino", 10 giugno 2016

 

Come previsto, la sua elezione è stata a maggioranza: 34 sì (la mozione Gilmozzi), 17 schede bianche (della mozione Bozzarelli) e tre nulle. L’incontro ha registrato un vivace trambusto quando il «reggente» Sergio Barbacovi, di fronte al dilungarsi degli interventi pro Bozzarelli, ha chiesto di votare subito, vedendo i consiglieri provinciali (tutti con Gilmozzi a parte Manica) che scalpitavano per la fine della pausa dei lavori dell’Aula. «Ci sono ancora persone che devono parlare» ha detto critica Bozzarelli.

È stato il filo rosso della seduta, caratterizzata dalla dialettica maggioranza-minoranza. «La maggioranza ha il dovere, oltre che il diritto, di governare» ha detto Gigi Olivieri lanciando la candidatura di Borgonovo Re. «Perché lei?» ha esordito il consigliere di A22. «Assieme a Italo, ha esemplificato le motivazioni che hanno permesso a noi, me e altri, di aderire alla proposta» ha precisato Olivieri. «Donata può dare inizio a un nuovo percorso di cui necessita la società trentina e anche il Pd. Senza dimenticare il sostegno al referendum confermativo sulla riforma costituzionale da cui dipende il futuro del Paese». Riguardo alla minoranza, «ci saranno modi e tempi per coinvolgere tutti», ha aggiunto.

Subito dopo è toccato a Bozzarelli: «La scelta del presidente era l’occasione per dire che siamo un partito unico. Con Italo ne avevamo parlato. Su Donata metto la mano sul fuoco, non è questo il discorso. Ma c’è un problema di metodo e il metodo in politica è sostanza. Vorrà dire che oggi non inizieremo un percorso condiviso. Possiamo farlo domani».

«È fisiologico — ha preso la parola la stessa Borgonovo — che ci siano delle differenze, è la democrazia. Io sento che il ruolo di presidente dell’assemblea è trasversale ed è un accompagnamento al segretario». Alla consigliera comunale ha teso una mano indicandola come «prossima segretaria del Pd».

Dopo sono intervenuti soprattutto i rappresentanti della mozione Bozzarelli, che al completo in assemblea conta 25 componenti rispetto ai 39 schierati con il segretario. Chiara Serbini, Cristina Frassoni, Luca Paolazzi hanno criticato l’opportunità sfumata per una presidenza e un percorso condivisi. A voto effettuato Gilmozzi (proclamato segretario dalla nuova presidente) ha concluso con un appello alla coesione. «C’è bisogno di tutti, dobbiamo lavorare insieme. Ho apprezzato tutti gli interventi. Uno degli obiettivi è arrivare alle riunioni del Pd con il sorriso, dicendo: vado a confrontarmi con degli amici».

 

LEGGI ANCHE:

Borgonovo Re, ma senza plebiscito, "L'Adige", 10 giugno 2016

Donata Borgonovo Re doveva essere e Donata Borgonovo Re è stata. L'unica candidata, non condivisa ma proposta, anche imposta, secondo qualche intervento, è stata eletta presidente del Partito Democratico. Non è stato un plebiscito: 54 presenti (sui 64 eletti, 39 con Gilmozzi e 25 con Bozzarelli) e 34 voti a favore della consigliera provinciale, 17 schede bianche e tre nulle. 
«Questo è un inizio - ha detto appena concluso lo spoglio - e non aggiungo altro», salvo poi scusarsi per l'organizzazione dell'assemblea, in una stanza troppo piccola, con tanti consiglieri provinciali rimasti fuori dalla porta, e in un orario poco comodo per molti. 
Prima del voto Borgonovo Re ha parlato di un partito che sappia portare idee, proposte e visioni, capace di superare le correnti interne. Ha parlato dell'importanza dei giovani, lasciandosi andare a un «Elisabetta (Bozzarelli ndr) al prossimo giro sarà la segretaria del Pd».
Superare le correnti, ma il suo nome come unica candidata alla presidenza è stato fatto dalla maggioranza, con Olivieri che ha sottolineato come la maggioranza «abbia il diritto e il dovere di governare il partito". Poi una serie di interventi, alcuni piuttosto critici non tanto sul nome di Borgonovo Re ma sul metodo utilizzato: «L'unità è stato il tema forte del congresso e se fosse stato vero il nome del presidente avrebbe potuto essere fatto in maniera condivisa, con un ragionamento tutti insieme per trovare la soluzione: una possibilità mancata, peccato». 
Si è parlato poi di come «sarebbe stato meglio dare spazio a un membro dell'assemblea che non fosse eletto in consiglio» e di come «nel congresso c'è stato poco conflitto, ma anche perché c'è stato ben poco dibattito».
La discussione dopo meno di un'ora, alle 19.50 è stata interrotta dall'ormai ex segretario Sergio Barbacovi: "Molto bene, ora andiamo a votare". Bozzarelli, che non possiamo definire contrariata, ma che almeno abbiamo visto più sorridente in altre occasioni, ha chiesto che venissero esauriti gli interventi e che non aveva senso farli dopo la votazione. Ma niente da fare: i consiglieri provinciali dovevano tornare in aula per proseguire i lavori sulla "Buona scuola" e si doveva votare subito. Così è stato e il confronto è terminato.
Dopo lo spoglio Borgonovo Re ha proclamato Italo Gilmozzi nuovo segretario, lasciandogli la parola. «Ho apprezzato tutti gli interventi e ringrazio tutti. Uno degli obiettivi che voglio centrare è fare in modo che alle riunioni del Pd le persone arrivino con il sorriso, dicendo "vado a confrontarmi con degli amici, per tirare fuori idee e per essere a servizio della comunità trentina". Io da anni non partecipo alle assemblee, ma mi hanno riferito che in passato c'erano scarsa partecipazione e musi lunghi. Dobbiamo costruire un confronto positivo e non intendo parlare mai di maggioranza e minoranza. C'è veramente bisogno di tutti, dobbiamo lavorare tutti insieme: già con il 100% del partito si farà fatica a fare tutto, con il 60% sarà impossibile. Non sarò io con tre o quattro amici a organizzare e decidere, bisogna essere uniti e lo farò sia per una questione di democrazia sia per interesse. Saremo più presenti sul territorio e ci servono persone che abbiano tempo e voglia di lavorare. Vorrei che le assemblee venissero convocate sul territorio, non a Trento: la prima sarà a Cles». 
Poi, conscio dei tanti «farò» e «faremo» del proprio discorso, Gilmozzi scherza: «Ah, tutte queste cose che sto dicendo non le dico e basta, verranno fatte».
Il nuovo corso del Pd targato Gilmozzi e Borgonovo Re è iniziato. Il tempo dirà se i «faremo» diventeranno fatti.

 

Pd, Borgonovo presidente senza i voti della minoranza, C. Bert, "Trentino", 10 giugno 2016

Donata Borgonovo Re è la nuova presidente del Pd, eletta ieri sera dall’assemblea (34 voti sui 39 teorici della maggioranza, 17 schede bianche e 3 nulle) ma senza i voti della minoranza del partito che ha contestato la «scelta solitaria» della maggioranza che sostiene il neosegretario Italo Gilmozzi.

A proporre il nome di Borgonovo è stato a sorpresa Luigi Olivieri: i due sono stati strenui avversario nella partita degli ospedali di valle, quando Borgonovo era assessora alla sanità, ma ora si ritrovano alleati della grande coalizione che ha vinto il congresso. «Proponiamo Donata perché è autorevole ed è una grandissima risorsa del Pd», ha detto l’ex deputato, «questo non è un risarcimento (per la sua esclusione dalla giunta, ndr), Borgonovo insieme a Gilmozzi rappresenta la necessità di recuperare l’unità del Pd».

Perché non abbiamo lasciato la presidenza alla minoranza? «Perché la maggioranza ha il diritto e il dovere di governare il partito», ha detto Olivieri, «speriamo che Borgonovo sia votata all’unanimità».

Appello non raccolto, com’era già apparso chiaro dalle prime dichiarazioni di Elisabetta Bozzarelli. La sfidante di Gilmozzi ieri ha ribadito: «La presidenza non è il dovere di governare il partito. Metto la mano sul fuoco sull’autorevolezza di Borgonovo ma questa era l’occasione per dirci che siamo un partito a prescindere dalle componenti. C’è un problema di metodo che in politica è sostanza».

A stretto giro è arrivata la risposta di Borgonovo, che in mattinata aveva detto: «Non vedo contraddizione tra la scelta del segretario, d’accordo con i colleghi della mozione, nel dire che la presidenza dell’assemblea così come la segreteria vengono assunte dalla parte che ha vinto il congresso, seppur di misura». «Le correnti hanno segnato il Pd, prima Nicoletti, Pinter, Tonini, poi siamo stati quelli di Elisa, di Giulia, di Vanni - ha detto ieri in assemblea - non esiste un Pd senza differenze e punti di riferimento, la sfida oggi è tenere aperta una dialettica. Il ruolo di presidente è trasversale, non possiamo pensare che il rapporto tra maggioranza e minoranza sia una frattura, se partiamo così abbiamo già visto il pessimo effetto che fa. Abbiamo due anni - ha concluso - per costruire una proposta politica».

Nel dibattito - fatta eccezione per Giacomo Pasquazzo - gli interventi sono stati tutti degli esponenti della mozione Bozzarelli (Chiara Serbini, Cristina Frassoni, Luca Paolazzi, Vera Rossi, Patrizia Caproni, Paolo Bisesti), che pur manifestando stima per Borgonovo hanno contestato il nome per la presidenza proposto in modo unilaterale dalla maggioranza, prima di essere stoppati - non senza proteste - dal segretario uscente Sergio Barbacovi il quale ha ricordato che i consiglieri provinciali (eletti con Gilmozzi, eccetto Manica, e ieri tutti presenti) alle 20 dovevano tornare in aula sulla legge sulla scuola e che quindi bisognava votare. Così si è andati al voto e dopo l’elezione di Borgonovo ha preso la parola il segretario Italo Gilmozzi: «Il Pd ha bisogno di tutti, da domani lavoreremo insieme. A volte si pensa più alla carica, qui serve gente che abbia tempo e voglia di lavorare». «I nostri circoli hanno lamentato l’assenza degli amministratori sul territorio, cellulari che risultano spenti. Non può essere. La gente verrà al partito se prima andremo noi tra la gente». E come primo gesto ha proposto che le prossime assemblee del Pd non si tengano a Trento ma nelle valli.