Omofobia, mozione per aggirare l’ostruzionismo

La mozione è scivolata all’interno dell’ordine del giorno della prossima seduta di consiglio senza fare troppo rumore. È scaricabile dal sito del consiglio, ma nessuno in maggioranza ha pensato di darne notizia. Il motivo è semplice: il centrosinistra autonomista vuole aggirare l’ostruzionismo della minoranza sull’omofobia realizzando per via amministrativa quello che l’ostruzionismo non gli ha permesso di realizzare per via legislativa.
T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 5 maggio 2016

 

In poche parole, la mozione che arriverà in aula l’11 maggio impegna la giunta a realizzare quanto contenuto nell’ormai famoso disegno di legge di iniziativa popolare (7.000 firme) del 2012, così come poin modificato nel ddl unificato.

La mossa dal vago sapore di «canguro» la maggioranza la covava da tempo. La decisione di utilizzare questo strumento non convenzionale è maturata giovedì scorso all’incontro sui diritti civili, al termine del quale i capigruppo si sono limitati ribadire, attraverso un comunicato stampa, che su omofobia, doppia preferenza di genere e garante dei detenuti la maggioranza sarebbe andata avanti. Nel comunicato, si diceva anche che il presidente Ugo Rossi aveva chiesto di non calendarizzare il disegno di legge sul contrasto all’omofobia in attesa di trovare le «strategie d’aula» migliori. In molti avevano pensato a un rinvio sine die , o all’ennesimo tentativo di trovare un improbabile accordo almeno con una parte dell’opposizione. La strategia, invece, era già concordata. Lunedì mattina, la mozione sottoscritta da tutti i capigruppo (prima firma Manica, Pd) è stata depositata senza pubblicità. Poco dopo, nella capigruppo, la maggioranza ha concordato con l’opposizione nove ore di contingentamento dei tempi per le mozioni, senza sbandierare troppo di quali mozioni si stesse parlando. Risultato: la mozione-canguro è stata inserita come settimo punto all’ordine del giorno dopo il question time e le sei mozioni depositate prima. Per quanto la minoranza possa dilatare i tempi, difficilmente potrà rimandare la discussione a oltre giovedì, il terzo giorno di consiglio.

Ma cosa dice la mozione? La premessa ricalca la relazione del disegno di legge. Si osserva che «le persone omosessuali, transessuali e intersessuali esistono e sono parte della nostra comunità. L’orientamento affettivo non è un capriccio dei nostri tempi, non è una scelta arbitraria dell’individuo e nulla ha a che vedere con il venire meno di modelli culturali tradizionali di vita e di comportamento». Si fa poi riferimento alla legge sulle unioni civili in fase di definitiva approvazione alla Camera proprio la prossima settimana. Il dispositivo recupera anche gli articoli del disegno di legge tagliati per cercare di accorciare i tempi dell’ostruzionismo. Sedici punti in cui, tra le altre cose, si impegna la giunta a promuovere la realizzazione dell’uguaglianza, a evitare ogni discriminazione in materia di interventi e servizi, «a sostenere, coinvolgendo le istituzioni scolastiche e formative, azioni di sensibilizzazione volte al contrasto del bullismo omofobico» (il punto più contestato dalla minoranza), a favorire l’inserimento lavorativo di chi rischia la marginalizzazione a causa del proprio orientamento sessuale, a fare in modo che ciascuno possa indicare una persona che si occupi di lui in caso di ricovero e via dicendo. «Non lo considero un capolavoro — commenta il capogruppo del Pd, Alessio Manica — ma è l’unico modo per ottenere quello che migliaia di trentini ci hanno chiesto e che l’opposizione non ci ha permesso di realizzare in aula con un uso distorto dell’ostruzionismo che mette in discussione il diritto-dovere della maggioranza di governare».

«Un’iniziativa — commenta il capogruppo di Civica Trentina, Rodolfo Borga — che si commenta da sola. La maggioranza ricorre a mezzucci di questo tipo perché molti di loro non sarebbero disponibili a difendere la legge in aula, sono i primi a non crederci. È solo un modo per accontentare l’Arcigay senza metterci la faccia. Per altro dimostrano in maniera evidente che una legge non serviva a nulla».