Con Gilmozzi nel Pd scoppia la pace

Smettere di litigare per presentarsi con autorevolezza alle elezioni del 2018 e tornare a essere perno e guida della coalizione di centrosinistra. È questa la molla che ha spinto le varie correnti del Partito Democratico del Trentino a unire le forze per spingere Italo Gilmozzi alla segreteria del partito. Gilmozzi uomo di garanzia dunque, alla testa di un partito che a forza di prove di forza tra fazioni stava perdendo la testa.
F. Gottardi, "L'Adige", 3 aprile 2016

 

Ieri pomeriggio nella sede di via Torre verde, gentilmente concessa dal segretario-traghettatore Sergio Barbacovi , il candidato forte per la guida del partito si è presentato alla stampa davanti a una folta schiera di sostenitori. Al suo fianco Alessandro Olivi , vice presidente della Provincia e ispiratore di questa riappacificazione interna alla grande famiglia Pd che ha portato alla scelta dell'attuale assessore comunale ai lavori pubblici. Una mossa riuscita, quella di Olivi, che prima ha annunciato l'intenzione di scendere in campo direttamente e poi, visto l'ampio consenso, ben volentieri ha lasciato il pallino a Gilmozzi, uomo di garanzia che gli permetterà di proseguire nel suo impegno in giunta provinciale e magari a ritentare la scalata alla presidenza nel 2018. Di ruoli e posizionamenti per il momento non si parla ancora, che è già molto se si è riusciti a evitare gli scontri frontali. Certo ad ispirare l'iniziativa ad Olivi è stato il ricordo della bruciante sconfitta per lui e per il Pd (che lo aveva lasciato solo) alle primarie del 2013, vinte da Ugo Rossi e dal Patt. «Non voglio che nessun altro viva il grande freddo provato da me nel caldo luglio di quell'anno - ha detto il vice presidente - e se avessimo fatto un passo come quello di oggi sei mesi prima di quelle elezioni oggi il nostro partito sarebbe alla guida della Provincia».
Oltre ad Olivi seduti vicino a Gilmozzi, che solo domani depositerà la sua mozione congressuale, c'erano Elisa Filippi per i renziani, Donata Borgonovo Re in rappresentanza della componente catto-sociale intransigente, la ex segretaria Giulia Robol e il giovane sindaco di Ivano Fracena Giacomo Pasquazzo . 
Quello di Gilmozzi vuole essere un Pd partito di raccolta a vocazione popolare e maggioritaria e presentarsi ai cittadini come una credibile forza di governo. «Siamo una squadra» ha detto il candidato, usando spesso il «noi» nell'illustrare la sua proposta. Che per il momento è sintetizzata in tre impegni: impegnarsi per dare al Trentino un governo stabile e dinamico; essere interlocutore e appoggiare il Pd nazionale nella sua azione riformista a partire dal referendum costituzionale; preparare l'Agenda Trentino 2020 che definisca, coinvolgendo i circoli e i privati cittadini, il disegno per lo sviluppo del Trentino nel prossimo decennio.
I concetti di riappacificazione e archiviazione dei contrasti del passato è stato usato anche da Elisa Filippi e Giulia Robol. Donata Borgonovo Re ha provato a mettere in positivo il concetto: «Lo scontro - ha detto - ci ha portati a sederci attorno al tavolo per dirci che siamo un partito in cui si discute anche animatamente ma in cui i diversi sguardi e idee contribuiscono alla costruzione di un progetto. Ci siamo resi conto di poter convivere facendo ognuno un passettino indietro e il Pd ora è a un nuovo inizio». Il giovane Pasquazzo invece rappresenta l'impegno del partito a radicarsi maggiormente sul territorio e nelle valli, ascoltando e dando voce ai circoli di periferia. Un segnale per dire che gli argomenti che hanno spinto l'altra candidata, Elisabetta Bozzarelli, a scendere in campo sono condivisi anche dal gruppo Gilmozzi.
Applausi e sorrisi durante la conferenza stampa in sala, dove sedevano tra gli altri il senatore Giorgio Tonini , il deputato Michele Nicoletti , gli assessori Luca Zeni e Sara Ferrari , la consigliera provinciale Lucia Maestri e tanti altri impegnati nel partito e nelle istituzioni. Con foto di famiglia finale.

 

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Gilmozzi, grande alleanza per scalzare Rossi nel 2018, C. Bert, "Trentino", 4 aprile 2016

Ci sono quasi tutti quelli che contano nel Pd, nella grande foto di gruppo che ieri ha ufficializzato la corsa di Italo Gilmozzi alla segreteria del partito. Candidato di una «Große Koalition» che punta a scalzare Ugo Rossi e prendersi la guida della Provincia nel 2018, occasione gettata al vento nel 2013 nelle primarie fratricide di cui ancora oggi si avvertono le conseguenze. Pomeriggio di sorrisi, pacche sulle spalle e tanto miele nella sede Pd di via Torre Verde: nella foto ci sono il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi (pronto a candidarsi se non ci fosse stata l’incompatibilità con l’assessorato e che ieri ha parlato come se il vero candidato segretario fosse lui), il suo nemico storico Luca Zeni e l’altra assessora provinciale Sara Ferrari; poi Donata Borgonovo Re, l’ex assessora defenestrata da Rossi con il via libera di tre quarti del Pd; i parlamentari Giorgio Tonini e Michele Nicoletti, la renziana Elisa Filippi, l’ex segretaria Giulia Robol, il giovane sindaco Giacomo Pasquazzo (ci sono pure i giovani, sì, Gilmozzi lo fa notare per dire che non stanno tutti con la sua sfidante Elisabetta Bozzarelli), la consigliera Lucia Maestri (Mattia Civico manda a dire che è presente «con il cuore», del gruppo provinciale solo Alessio Manica e Bruno Dorigatti stanno con Bozzarelli), l’assessore comunale Andrea Robol, il capogruppo Paolo Serra, il consigliere Michele Brugnara, alcuni consiglieri circoscrizionali.

Com’è possibile che stiano tutti dentro quella foto? Quale incantesimo tiene improvvisamente insieme Olivi e Zeni, Zeni e Borgonovo, Robol e Filippi? Le parole d’ordine del candidato segretario e dei suoi sostenitori sono: scommessa e svolta. «Il nostro accordo - dice Gilmozzi - segna un cambio di passo, i cittadini non capiscono più persone che si massacrano a vicenda sui giornali. O riusciamo a fare una proposta che rappresenta la maggioranza del nostro partito, o ci bloccheremo per l’ennesima volta».

Elisa Filippi spiega che il rischio «era di trasformare il congresso in una resa dei conti, invece il Pd ha bisogno di mettere insieme le cose che abbiamo in comune, a partire dal sostegno alle riforme del governo Renzi». Olivi mette in guardia: «Non sarà facile, è una prova di responsabilità. Nessuno dovrà vivere le giornate di gelo e solitudine che io ho vissuto nel luglio 2013 (primarie perse, ndr), serve un partito solidale».

Donata Borgonovo Re scandisce: «Questo non è un accordo di potere, il commercio di sedie e strapuntini non fa per noi. Teniamoci le nostre antipatie reciproche, ma ciascuno ha fatto un passo indietro per far fare un passo avanti al Pd che è un soggetto collettivo, fatto di tante anime, personalità e stili politici che portano tutti un valore». Tre gli impegni messi nero su bianco in un documento: sostegno alle riforme del governo, a partire dal referendum costituzionale del prossimo autunno per il quale «lavoreremo pancia a terra», annuncia Gilmozzi; rilancio dell’azione amministrativa, assicurando pieno rispetto del mandato conferito dagli elettori al presidente della Provincia e ai sindaci; lavoro ad un’«agenda Trentino 2020» in un confronto che coinvolgerà i circoli Pd e le comunità, «per avvicinare quei settori che non siamo riusciti finora a rappresentare, dal lavoro autonomo all’agricoltura».

«C’è bisogno di più Pd», incalza Olivi, «fin qui siamo stati il partito più responsabile, i congressi di Upt e Patt hanno dimostrato che queste forze sono arrivate a un punto di saturazione. Serve una nostra presenza più incisiva. Dire che vogliamo vincere le elezioni e conquistare la leadership della Provincia non deve farci paura». Se sarà davvero un «nuovo inizio», se il «patto di responsabilità» reggerà e verrà prima dei «destini dei singoli», come hanno ripetuto ieri gli azionisti dell’accordo per Gilmozzi segretario, si capirà dopo il 29 maggio.

 

«Pd, tutti uniti per vincere», T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 4 aprile 2016

TRENTO «Non manca più nessuno, solo non si vedono i due liocorni» recita una vecchia filastrocca per bambini. A qualcuno è venuta in mente, ieri pomeriggio, alla presentazione della candidatura a segretario del Pd del Trentino di Italo Gilmozzi. In effetti, non mancava proprio nessuno: i due parlamentari, Michele Nicoletti e Giorgio Tonini, il vicepresidente Alessandro Olivi, l’assessore Luca Zeni, l’ex assessora Donata Borgonovo Re, l’assessora Sara Ferrari, la consigliera Lucia Maestri, l’ex segretaria Giulia Robol, la sua ex avversaria Elisa Filippi e molti altri.

Correnti, storie, provenienze politiche diverse. In alcuni casi, personalità politiche da sempre contrapposte. Fedele al suo stile, Borgonovo Re non ci ha girato intorno e ha detto: «Non è un accordo di potere, non è un commercio di sedie tra di noi». Questo lo si capirà meglio dopo il congresso se, come pare altamente probabile, Gilmozzi diventerà segretario. Una cosa, però, è già evidente: l’assessore di Trento ha fatto un mezzo miracolo. Messa da parte l’idea della candidatura unica di Olivi, ben difficilmente alleati tra loro molto diversi avrebbero potuto trovare un altro candidato di cui tutti si fidano. «Avevamo bisogno — ha spiegato sempre Borgonovo Re — di una figura di accoglienza e garanzia».

Il grande elettore della segreteria Gilmozzi resta Olivi. «Il film di un Pd diviso in tribù che perde l’opportunità di guidare la Provincia lo abbiamo già visto. Il rischio era di rivederlo» ha spiegato in conferenza stampa. «Questa è una prova di maturità e responsabilità, non una pacificazione che saprebbe di sterilizzazione». Per Olivi essere nel 2018 il primo partito è una questione di vita o di morte. «Nel 2018, o saremo forti, o il rischio è di non avere più un centrosinistra. Lo dico con rispetto, ma nei congressi di Upt e Patt si è visto che i nostri alleati hanno raggiunto il livello di saturazione». Spetta al Pd trovare con i trentini una «connessione sentimentale».

Restio a usare il pronome «io», Gilmozzi ha spiegato così la sua candidatura. «Abbiamo pensato che o questa volta riuscivamo a mettere insieme una proposta di maggioranza, o il rischio era che il Pd perdesse la sua spinta propulsiva».

Anche per Giulia Robol si tratta di «un tentativo di rinascita del Pd».

Elisa Filippi ha cercato di andare oltre e indicare dei contenuti: «Il primo punto è il sostegno alle riforme costituzionali di Renzi». Importante il radicamento territoriale «ma consolidando i legami con il nostro partito e il nostro governo». Puntare tutto, insomma, sull’onda di Renzi, sperando che duri molto a lungo.

Giacomo Pasquazzo, plasticamente sul tavolo dei big a dimostrare che i giovani non sono tutti con Elisabetta Bozzarelli, ha un po’ faticato a spiegare, data la sua insistenza sulla territorialità, la scelta di campo. Anche lui si è rivolto a Gilmozzi: «Garantisce più partecipazione dei territori». Zeni, la cui presenza a Olivi era andata un po’ di traverso, è rimasto seduto in «platea». Oltre alle riforme costituzionali, gli altri due punti dell’intesa solo: il governo del Trentino e un programma vincente per il 2018. La mozione congressuale, dove i contenuti politici dovrebbero essere più dettagliati, sarà presentata domani. Confermata l’idea di far candidare i «big»: Olivi, Borgonovo Re, Filippi, Maestri.