«Grazie al Trentino, qui finalmente abbiamo pace»

“Siamo stati 4 anni nel campo profughi di Tel Abbas, in Libano, sempre con la paura addosso. Siamo qui in Trentino da due giorni e finalmente, dopo tanto tempo vissuto in condizioni difficili e precarie, qui respiriamo, dormiamo sereni. Abbiamo trovato persone che ci vogliono bene qui in Trentino, persone che ci aspettavano, pronte ad accoglierci. Grazie a tutti.”
M. Di Tolla, 3 marzo 2016

 

Ha ripetuto molte volte la parola grazie, Aburabia Satouf, 37 anni, portavoce informale del gruppo, con la voce rotta dall'emozione, tradotto in italiano da Marta Matassoni, operatrice di Operazione Colomba in Libano, per mesi angelo custode dei siriani in questo progetto di salvezza. Ieri pomeriggio in sede dell'Arcidiocesi a Trento, una delegazione delle 29 persone giunte due giorni fa in Italia, ha raccolto il benvenuto del presidente della Giunta provinciale, Ugo Rossi, palesemente commosso, e dell' Arcivescovo uscente, monsignor Luigi Bressan. L'arrivo dei profughi siriani, perfettamente legale e in sicurezza, direttamente dal Libano, è stato possibile grazie al corridoio umanitario aperto per complessivamente mille persone in due anni (750 dal Libano, 250 dall'Eritrea) dagli accordi stipulati con il Governo italiano a metà dicembre dalla Comunità di San Egidio, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) e la Tavola valdese.

A portare in Trentino i siriani è stata l'azione del consigliere provinciale Mattia Civico, presente ieri in conferenza stampa. Era presente anche l'assessore alla solidarietà sociale Luca Zeni. In totale in Italia nei giorni scorsi grazie a questo corridoio sono giunte 93 persone, 29 delle quali appunto sono state accolte in località S. Nicolò, nei pressi di Ravina, negli alloggi resi disponibili dall'Arcidiocesi trentina con lavori di ristrutturazione. Monsignor Bressan, ha ricordato “Bisogna garantire viaggi sicuri. Noi con questa operazione ci siamo inseriti in un tessuto di grande collaborazione, con la Caritas, la Fondazione Comunità solidale, e con Operazione Colomba, che opera nel campo profughi libanese da tempo. Sottolineo la positiva collaborazione con la Provincia”.

Il progetto di accoglienza, illustrato ieri da Cristian Gatti, presidente di Fondazione Comunità Solidale, non riguarda solo queste 29 persone, bensì prevede la messa a disposizione di 38 alloggi, adeguati e ristrutturati in varie canoniche trentine in disuso, sparsi nelle valli e a Trento, con un costo totale di 444.000 euro. L'ospitalità – ha sottolineato Gatti – è rivolta a stranieri e a cittadini italiani in difficoltà. Per i profughi siriani appena arrivati ci sarà l'inserimento nelle scuole dei bambini, un corso di italiano per gli adulti, un programma di azioni per coinvolgerli nella comunità trentina. In due mesi, si stima, dovrebbero tutti ottenere ufficialmente lo status di rifugiati.

«L’Austria si chiude, noi accogliamo»

Fabrizio Bettini, esponente storico dell'associazione Operazione Colomba, che opera da anni in Libano, ricorda le condizioni di sofferenza profonda che la vita nei campi profughi causa a chi fugge dalla guerra in Siria, o da altri conflitti. “Il campo di Tel Abbas, nella zona dell'Akkar, in Libano, è situato a soli 4 km dal confine con la Siria. Quindi i rifugiati vivono costantemente guardando il loro paese senza potervi tornare. I profughi non hanno prospettive nei campi, solo la sopravvivenza. Il Libano ha 4 milioni di abitanti e oltre un milione e mezzo di profughi, per la maggior parte siriani, ospitati. La situazione é diventata insostenibile per il paese e di conseguenza per i profughi. Abbiamo cercato in vari modi di riportare queste famiglie in Siria. Sono persone che non avevano nessuna voglia di allontanarsi dal loro paese, ma abbiamo dovuto rinunciare. Le condizioni politiche per garantire un ritorno sicuro in Siria oggi non sussistono”.

Il corridoio umanitario diventa quindi lo strumento che rende sicuro il viaggio verso la speranza e che velocizza anche le pratiche per la concessione dello status di rifugiato. Si tratta di uno strumento con una valenza politica chiara. “Ci tengo a ricordare che il messaggio di apertura e la connessa richiesta di viaggi sicuri per i profughi proviene da tutta la politica trentina. Infatti, ricordo che il 18 dicembre un ordine del giorno in merito al sostegno economico del loro arrivo, con me come primo firmatario, è stato votato da tutto il Consiglio provinciale” ha ribadito Mattia Civico. “Sono andato in Libano perché sentivo la responsabilità come consigliere di vedere con i miei occhi la situazione, per non parlare con luoghi comuni. Dopo aver conosciuto queste persone nei quattro viaggi che ho fatto a Tel Abbas, dopo aver riso e pianto con loro, visto la loro disperazione, non dormivo la notte pensando che presto avrebbero rischiato la vita, prendendo la via del mare. Dovevamo trovare un modo diverso per affrontare il problema. Questa è l'alternativa. E' un messaggio politico chiaro che diamo come Trentino”. Il governatore Ugo Rossi lo ha ribadito, ricordando il contrasto di questa scelta con quella del governo austriaco di chiudere la frontiera. (m.d.t.)

 

Ahmad, che batte il cinque e raccoglie fiori, M. Lunelli, "L'Adige", 3 marzo 2016

Quando gli si avvicina un signore vestito di nero, con i capelli bianchi, Ahmad, quattro anni, non ci pensa due volte: lo prende per mano e lo porta di corsa nel prato. I due raccolgono fiori, che poi il bimbo porterà alla mamma. Ahmad non sa che quel signore si chiama Luigi Bressan ed è il vescovo di Trento. Non sa che tra poco lascerà il posto a Lauro Tisi e che il parco dove stanno giocando è suo. 


Poco dopo arriva un altro signore, anche lui con la giacca, ma più alto e con gli occhiali. Quel signore gli sorride con gentilezza. Ahmad lo saluta battendogli il cinque, come si fa con gli amici. Il bambino non sa che quel signore si chiama Ugo Rossi ed è il presidente della Provincia di Trento. Non sa nemmeno dove è la provincia di Trento, non ha idea di cosa sia il Patt o la giunta. Ahmad, però, sa che quelle due persone sono suoi amici. Tra qualche anno capirà che quelle due persone (insieme a tante altre) dovrà ringraziarle, perché gli hanno dato la possibilità di correre, di raccogliere un fiore e di battere un cinque. 


Chi invece sa già di doverli ringraziare è lo zio del bimbo, Aburabia. E infatti lo fa, con sincera commozione, quando si trova con un microfono davanti alla bocca e in mezzo ai flash dei fotografi e alle telecamere delle televisioni. Quando lascia il microfono agli altri, Aburabia va diretto da Mattia Civico. Probabilmente non sa che è del Pd, non sa cosa sia il Pd e non sa dove, come e perché è stato eletto. E anche se lo sapesse se ne fregherebbe. Per Aburabia Mattia è semplicemente un amico, una persona che ha aiutato lui e la sua famiglia. E allora va ad abbracciarlo forte. Non per i fotografi, non per la platea, non per il Pd, non per la Provincia e non per la Curia: lo fa perché la riconoscenza e l'umanità sono dei valori che ha. Anche e soprattutto perché è siriano, perché ha visto le bombe, perché ha vissuto anni di paura. I due si abbracciano, come due amici che mai avrebbero potuto immaginare di diventarlo. Oguno ha i suoi motivi per avere le lacrime agli occhi, mentre la conferenza stampa continua, anzi inizia. Durante le parole, Ahmad si addormenta sulla spalla del papà Abdelsalam: lui i suoi nuovi amici li ha già salutati e ora stanno facendo discorsi da grandi per i grandi, poco interessanti per i bambini. Un'ora dopo, spento il microfono, spente le telecamere, spenti i flash, Ahmad e Tartil (due anni e mezzo), con mamma, papà e zio si incamminano in piazza Fiera, insieme ai suoi nuovi amici trentini, che di lavoro fanno i politici e i volontari.

Intorno a loro ci sono i bambini appena usciti dalle Crispi, mano nella mano con mamme o nonne. Ahmad e Tartil vanno a prendere un gelato, così come molti dei bambini delle Crispi. Perché i bambini, siriani o trentini, non dicono mai di no a un gelato. Poi c'è il sole e la temperatura è piacevole, ed è bello stare in giro con i genitori e con gli amici. E soprattutto è bello farlo non in una tendopoli, ma in una nuova città, nella quale iniziare una nuova vita, fatta di gelati, fiori e cinque con gli amici. Benvenuti Ahmad e Tartil. E benvenuta alla vostra famiglia.