Pd e Trentino, connessione sentimentale

 In una fase in cui il valore delle parole e soprattutto il loro significato tende a sbiadire, quando non a essere addirittura manomesso, c’è da chiedersi: cos’è oggi il “centrosinistra”? Personalmente lo considero una comunità di pensiero, aperta e popolata dai partiti ma non solo, da formazioni sociali, corpi intermedi e cittadini che si riconoscono in un Trentino della solidarietà, dell’equità, dei diritti e dei beni comuni.
Alessandro Olivi, "Trentino", 23 febbraio 2016

 

Come tale non può essere uno spazio politico indeterminato, che oscilla come un pendolo a seconda delle contingenze. 
Quanto piuttosto un progetto politico che aspira ad ampliare la sua capacità di rappresentanza senza svendere i propri valori e principi ispiratori. Soprattutto non può essere quel contenitore omologante del “Partito/Casa dei trentini”, in cui non esiste quella comune appartenenza politico-culturale che è il risultato del fecondo incontro tra le esperienze del riformismo di questa terra. Non fosse così la coalizione diventerebbe un accordo negoziale buono solo per governare cinque anni per volta (schema questo da sempre congeniale al Patt), un mezzo per conquistare e gestire il consenso, in una concezione deteriore del pragmatismo amministrativo reso virtù assoluta. Il centrosinistra anche in Trentino deve scegliere di stare dalla parte di chi vuole una Comunità in cui il progresso economico, sociale, civile sia il più possibile diffuso e in cui siano garantiti i fondamentali diritti di cittadinanza.

Guardiamo a quello che sta accadendo in questi giorni nelle elezioni primarie per la scelta dei candidati democratici alla Presidenza degli Stati Uniti, dove moltissimi giovani seguono con crescente interesse la coraggiosa battaglia del Senatore Sanders il quale sta affrontando di petto e con coerenza temi quali i diritti economici e sociali, il primato del lavoro, la centralità della scuola e della sanità pubblica, la tutela dell’ambiente. È un messaggio questo che è utile coinvolga anche l’Europa, l’Italia e lo stesso Trentino dove non c’è bisogno di meno ma semmai di più politica di stampo progressista, perché lottare contro le nuove e crescenti diseguaglianze è una priorità vera. Ampliare la sfera dei diritti e delle opportunità è oggi un impegno cogente che, a dispetto di qualche tentativo di farci sentire tutti uguali e piegati alla logica del “governismo”, ripropone in tutta la sua trasparenza la differenza tra conservazione e cambiamento. La coalizione del centrosinistra trentino ha bisogno di ripartire da una nuova elaborazione del tempo in cui viviamo muovendo dalla consapevolezza che le terre dell’Autonomia sono oggi attraversate da trasformazioni strutturali che coinvolgono l’intera società globale; che occorre ricollocare il patrimonio politico, civile e culturale dell’Autonomia stessa dentro un contesto economico, sociale ed anche antropologico ove vanno coltivate e non eluse le interdipendenze tra questa Comunità, il resto del Paese, l’area Alpina e l’Europa.

Altro che barriere! Non ci si può limitare all’obiettivo di attuare un programma amministrativo, avere l’ansia di decidere volta per volta, muovendosi spesso rasoterra e, come ha detto bene di recente Walter Veltroni, di “perdersi nei rivoli del presentismo”. Il centrosinistra deve sapere ritrovare il respiro, la forza di un senso collettivo, la vocazione a migliorare le condizioni di vita di ciascuno nella comunità superando ogni tentazione di masochisti individualismi. Il Partito Democratico del Trentino oggi in difficoltà nell’imprimere una sua impronta alla direzione politica della coalizione è pur sempre parte, esperienza territoriale del più grande Partito europeo e deve per questo perseguire con convinzione la ragione stessa per cui è nato: costruire una cultura maggioritaria attorno ai valori della sinistra riformista. Renzi ha saputo rompere gli argini della “riserva” in cui un ceto politico troppo autoreferenziale si era più o meno consapevolmente cacciato. Anche in Trentino è venuto il momento di avere coraggio e così di uscire dalla gabbia di una concezione minoritaria del proprio ruolo e di agire affinché i valori, le idee e le proposte del Pd si sappiano nutrire dell’ambizione di diventare un patrimonio politico ampiamente condiviso, che coinvolge, appassiona, allarga i suoi spazi di penetrazione nella società.

È necessario creare una connessione sentimentale tra il Partito Democratico e coloro che vogliono un Trentino più moderno, più giusto, che stanno dalla parte del cambiamento, contro la restaurazione politica. Per costruire le basi di questa cultura maggioritaria non c’è alternativa però alle capacità di intessere relazioni con mondi ed espressioni della comunità che non siano solo quelli di un elettorato storico di prossimità. Occorre infatti interpretare i bisogni ed offrire risposte alle imprese che producono, ai protagonisti dei nuovi lavori, ai rappresentanti del civismo progressista, ai cittadini della montagna. È e sarà questa la vera sfida politica del prossimo congresso: o cambiare o restare irretiti nelle retrovie della subalternità, contribuendo così ad affievolire ancor di più la spinta innovativa del centrosinistra.