«Preferenze rosa, ora tocca al Trentino»

«Sulla rappresentanza di genere la Provincia non può stare un passo indietro rispetto alle Regioni ordinarie». Lucia Maestri (Pd), prima firmataria di un disegno di legge per la doppia preferenza di genere alle elezioni provinciali, va all’attacco.
C. Bert, "Trentino", 6 febbraio 0216

Il suo ddl, poi unificato con quello di Giacomo Bezzi (Fi), prevede la doppia preferenza di genere (su due preferenze espresse, la seconda dev’essere di genere diverso dalla prima, pena la sua decadenza) e liste formate per il 50% da uomini e per il 50% da donne. Con il voto dell’altro giorno alla Camera (334 sì, 91 no - Lega, M5S e Ala - e 21 astenuti) il parlamento ha dato il via libera definitivo alla legge sull’equilibrio della rappresentanza di genere nei consigli regionali. Obiettivo: far salire la quota di consigliere - oggi la media è del 18% - avvicinandola al 32% che è la media delle elette alle elezioni nazionali dell’Ue. Nel caso di legge elettorale con le preferenze, com’è il caso del Trentino, la norma prevede che un genere non possa superare il 60% dei candidati in lista o che venga introdotta la doppia preferenza di genere, quest’ultima già adottata in Campania, Toscana, Emilia Romagna e Umbria e prevista nelle leggi elettorali dei Comuni. Fa eccezione il Trentino Alto Adige, dove il ddl delle consigliere (prima firmataria l’assessora Sara Ferrari) è stato ancora una volta affossato un anno fa in consiglio regionale dal muro delle minoranze e nel gelo della Svp, che di doppia preferenza in Alto Adige non vuol sentire parlare.

Lo scorso ottobre altra «sconfitta» per le donne: il consiglio regionale ha approvato il disegno di legge Borga che modifica la norma del 2013 sulla parità di genere nelle giunte comunali, via l'arrotondamento per eccesso che tanto aveva fatto arrabbiare molti sindaci quando a maggio si erano trovati per la prima volta alle prese con l'obbligo di garantire una presenza di donne almeno proporzionale a quella dei consigli. L'arrotondamento sarà matematico e le consigliere che puntavano alla contropartita della doppia preferenza sono di nuovo state rimandate a chissà quando.

Ora la legge nazionale potrebbe cambiare qualcosa. «Questo passaggio rafforza la nostra proposta in consiglio provinciale - incalza l’assessora Ferrari - non approvarla vorrebbe dire allargare il gap tra noi e il resto d’Italia che ha già introdotto la doppia preferenza nei Comuni. E lì dov’è entrata in vigore ha portato a un aumento medio della presenza femminile del 22%. Vuol dire che è uno strumento efficace». «Credo che la maggioranza sia compatta - aggiunge Ferrari - e penso che anche l’opposizione farebbe bene a capire che questa non è solo una rivendicazione di spazi per le donne, il Trentino ha bisogno anche di questo per essere più competitivo». Maestri ricorda che la doppia preferenza è nel programma di legislatura del presidente Rossi: «Abbiamo un ddl che può andare in commissione e che andrà portato in aula prima dell’estate». Le consigliere questa volta non vogliono correre il rischio che si ripeta quanto accaduto alla fine della scorsa legislatura, quando la proposta fu affossata in consiglio regionale con la scusa che si era troppo a ridosso delle elezioni. 

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«La doppia preferenza di genere è nel programma di legislatura di Ugo Rossi. La nuova legge nazionale è una bella cartina di tornasole della capacità del Trentino di guardare avanti». Lucia Maestri, consigliera provinciale del Pd, riprende la battaglia sull’annosa questione delle quote rosa, in attesa di iniziare la discussione in commissione del disegno di legge congiunto che Maestri ha messo a punto con Giacomo Bezzi (Forza Italia), in un’insolita composizione bipartisan. La vicenda si è appena arricchita di un nuovo capitolo: la Camera ha definitivamente approvato la norma che indica alle regioni come devono essere modificate le leggi elettorali regionali per garantire una equa rappresentanza di genere.. 
Attualmente in Trentino non esistono meccanismi di preferenza di genere e sottrarvisi significherebbe non rispettare il quadro generale messo a punto dal legislatore. «L’autonomia non si riveli un ostacolo sulla democrazia paritaria» dice Simonetta Fedrizzi, presidente della Commissione provinciale pari opportunità. Cosa prevede la nuova legge nazionale? Il genere meno rappresentato nelle liste deve essere comunque superiore al 40%; inoltre devono essere consentite almeno due preferenze, di cui una riservata a un candidato di sesso diverso rispetto all’altra, pena l’annullamento delle preferenze successive alla prima. Se si votano due uomini, dunque, la seconda preferenza viene annullata. Se si votano un uomo e una donna, vengono entrambe accettate. In provincia di Trento attualmente si possono indicare fino a tre preferenze, senza alcun vincolo di genere; per quanto riguarda le liste, il genere meno rappresentato dev’essere presente almeno al 33,3%. La proposta Maestri-Bezzi porterebbe a liste con entrambi i generi rappresentati nella stessa misura e limiterebbe a due le preferenze possibili, con la seconda di genere diverso dal primo, pena l’annullamento di entrambe. Inoltre viene sancita la parità di accesso di genere ai programmi di comunicazione pre-elettorale. 
In maggioranza, Patt e Upt non hanno mai appoggiato la doppia preferenza di genere «pura», soprattutto perché non vogliono portare da tre a due le preferenze attuali. «Siamo invece favorevoli a tre preferenze con la seconda diversa dalla prima», dice Gianpiero Passamani, capogruppo dell’Upt. Ora si apriranno le mediazioni.