Progettone, dopo 25 anni tempo di svolta. Il Ministro Poletti: "Siete un modello"

Ha accompagnato alla pensione oltre 4 mila persone. Ha assicurato un reddito e dignità a donne e uomini che, avanti con l’età, avevano scarse opportunità di reimpiego. Ha funzionato da robusto ammortizzatore sociale ed anche, per le imprese, da implicito strumento di ristrutturazione. In 25 anni di attività il Progettone si è rivelato un’esperienza positiva.
R. Colletti, "Trentino", 4 novembre 2015

Tutto questo è stato ricordato ieri mattina sotto l’immenso capannone ex Whirlpool dove s’è festeggiato il compleanno del “progetto speciale” che, mossi i primi passi a metà negli anni ’80 come risposta alla crisi industriale, era stato consolidato con legge nel 1990. È una lunga storia di lavori “socialmente utili” fatti di ripristino ambientale, di costruzione di piste ciclabili, di servizi agli enti pubblici e di cura alla persona, che ora sta cercando una nuova strada.

«Le risorse impegnate sino ad oggi sono state ben spese e non diminuiranno» ha assicurato Alessandro Olivi «ma ora il Progettone dev’essere sempre meno un traghetto verso la pensione e sempre più un vero ponte, un sostegno tra la perdita del lavoro ed il reimpiego. Deve diventare uno strumento attivo di politica sociale». Impostazione benedetta dal ministro del lavoro Giuliano Poletti che, lodata la capacità di «gestire il cambiamento», ha ricordato che «dobbiamo toglierci dalla testa che stiamo affrontando una delle tante emergenze e rassegnarci all’idea che la realtà è in continuo movimento e che il cambiamento va gestito, anzi, se possibile, provocato. Come state facendo voi con il Progettone dalla cui esperienza trarremo utili suggerimenti».

Un riconoscimento che il presidente Ugo Rossi, che l’altro ieri ha licenziato il piano 2015-2018 delle politiche del lavoro propostogli dall’assessore Olivi, ha incassato con un sorriso. Non sarà semplice trovare i meccanismi giusti per trasformate ciò che oggi è vissuto, anzitutto dai lavoratori, come un approdo sicuro, talvolta lungo anche 8 anni, in attesa della pensione. Ma è un passaggio indispensabile sia sul piano politico (è una “sala d’attesa” troppo lunga), sia sul piano finanziario.

Per i 1.520 lavoratori oggi in carico al Progettone - attraverso le convenzioni, come ha rammentato Marina Castaldo, con i consorzi coop cui sono associati - lo stanziamento è di 49 milioni di euro. Più della metà dell’intera posta, 90 milioni, destinata alle politiche del lavoro. Una cifra consistente. Con il rischio che, in un quadro di risorse calanti e di trasformazioni industriali di lungo corso, essa divenga insostenibile. O, comunque, causa di squilibri per una politica che, come anticipato Olivi, respinge l’assistenzialismo e punta ad azioni che, «con la compartecipazione di tutte le componenti della società», creino un «welfare sostenibile». Prospettiva che ha trovato concordi sia il presidente dell’Inps, sia il segretario della Cgil intervenuto a nome delle confederazioni sindacali.

Tito Boeri ha ricordato le sempre cangianti politiche pensionistiche che non aiutano, semmai aumentano le difficoltà a sostenere chi, con più di 55 anni, abbia perso il lavoro. Ha poi assicurato tutta la collaborazione dell’Inps per far sì che in Trentino, realizzando una «macchina virtuosa» fatta di più di «reinserimenti lavorativi» che di assistenza, garantisca il sostegno pubblico a chi ne ha «obiettivamente bisogno e non a chi ha più santi in paradiso». Oltre alla disponibilità dell’Inps, l’annunciata svolta delle politiche del lavoro potrà contare anche sull’atteggiamento costruttivo dei sindacati che hanno apprezzato la linea del cambiamento.

«I lavori socialmente utili non sono stati assistenzialismo, ma lavori veri» ha puntualizzato Franco Ianeselli. «Sempre in tale prospettiva oggi dobbiamo badare che le politiche pubbliche creino non solo coesione sociale, ma anche la crescita indispensabile al loro sostegno. Perché se manca lo sviluppo verrà il momento in cui non ci saranno Progettoni in grado di combattere povertà e disuguaglianze». Parole ragionevoli, che allargano il fronte del consenso per la svolta annunciata da Olivi. Ora resta solo da capire cosa pensino, della “compartecipazione”, gli imprenditori.

 

LEGGI ANCHE:

Poletti: da Spini rilanciamo il manifatturiero, "Corriere del Trentino", 4 novembre 2015

Ha accompagnato alla pensione oltre 4 mila persone. Ha assicurato un reddito e dignità a donne e uomini che, avanti con l’età, avevano scarse opportunità di reimpiego. Ha funzionato da robusto ammortizzatore sociale ed anche, per le imprese, da implicito strumento di ristrutturazione. In 25 anni di attività il Progettone si è rivelato un’esperienza positiva.

Tutto questo è stato ricordato ieri mattina sotto l’immenso capannone ex Whirlpool dove s’è festeggiato il compleanno del “progetto speciale” che, mossi i primi passi a metà negli anni ’80 come risposta alla crisi industriale, era stato consolidato con legge nel 1990. È una lunga storia di lavori “socialmente utili” fatti di ripristino ambientale, di costruzione di piste ciclabili, di servizi agli enti pubblici e di cura alla persona, che ora sta cercando una nuova strada. «Le risorse impegnate sino ad oggi sono state ben spese e non diminuiranno» ha assicurato Alessandro Olivi «ma ora il Progettone dev’essere sempre meno un traghetto verso la pensione e sempre più un vero ponte, un sostegno tra la perdita del lavoro ed il reimpiego. Deve diventare uno strumento attivo di politica sociale».

Impostazione benedetta dal ministro del lavoro Giuliano Poletti che, lodata la capacità di «gestire il cambiamento», ha ricordato che «dobbiamo toglierci dalla testa che stiamo affrontando una delle tante emergenze e rassegnarci all’idea che la realtà è in continuo movimento e che il cambiamento va gestito, anzi, se possibile, provocato. Come state facendo voi con il Progettone dalla cui esperienza trarremo utili suggerimenti». Un riconoscimento che il presidente Ugo Rossi, che l’altro ieri ha licenziato il piano 2015-2018 delle politiche del lavoro propostogli dall’assessore Olivi, ha incassato con un sorriso. Non sarà semplice trovare i meccanismi giusti per trasformate ciò che oggi è vissuto, anzitutto dai lavoratori, come un approdo sicuro, talvolta lungo anche 8 anni, in attesa della pensione. Ma è un passaggio indispensabile sia sul piano politico (è una “sala d’attesa” troppo lunga), sia sul piano finanziario. Per i 1.520 lavoratori oggi in carico al Progettone - attraverso le convenzioni, come ha rammentato Marina Castaldo, con i consorzi coop cui sono associati - lo stanziamento è di 49 milioni di euro. Più della metà dell’intera posta, 90 milioni, destinata alle politiche del lavoro. Una cifra consistente. Con il rischio che, in un quadro di risorse calanti e di trasformazioni industriali di lungo corso, essa divenga insostenibile. O, comunque, causa di squilibri per una politica che, come anticipato Olivi, respinge l’assistenzialismo e punta ad azioni che, «con la compartecipazione di tutte le componenti della società», creino un «welfare sostenibile». Prospettiva che ha trovato concordi sia il presidente dell’Inps, sia il segretario della Cgil intervenuto a nome delle confederazioni sindacali.

Tito Boeri ha ricordato le sempre cangianti politiche pensionistiche che non aiutano, semmai aumentano le difficoltà a sostenere chi, con più di 55 anni, abbia perso il lavoro. Ha poi assicurato tutta la collaborazione dell’Inps per far sì che in Trentino, realizzando una «macchina virtuosa» fatta di più di «reinserimenti lavorativi» che di assistenza, garantisca il sostegno pubblico a chi ne ha «obiettivamente bisogno e non a chi ha più santi in paradiso». Oltre alla disponibilità dell’Inps, l’annunciata svolta delle politiche del lavoro potrà contare anche sull’atteggiamento costruttivo dei sindacati che hanno apprezzato la linea del cambiamento. «I lavori socialmente utili non sono stati assistenzialismo, ma lavori veri» ha puntualizzato Franco Ianeselli. «Sempre in tale prospettiva oggi dobbiamo badare che le politiche pubbliche creino non solo coesione sociale, ma anche la crescita indispensabile al loro sostegno. Perché se manca lo sviluppo verrà il momento in cui non ci saranno Progettoni in grado di combattere povertà e disuguaglianze». Parole ragionevoli, che allargano il fronte del consenso per la svolta annunciata da Olivi. Ora resta solo da capire cosa pensino, della “compartecipazione”, gli imprenditori.

 

«Un aiuto senza bisogno di santi in paradiso»

TRENTO «Dal Progettone viene un messaggio culturale: chi ha bisogno d’aiuto lo ottiene senza dover cercare santi in paradiso, ma sulla base di caratteristiche accertabili». Il presidente dell’Inps Tito Boeri, promuove il progettone. 
Professor Boeri, qual è il suo giudizio della misura? 
«È un modello importante perché interviene in quella fascia di lavoratori che è la più debole, quella compresa tra i 55 anni e l’eta del pensionamento. Sono stati loro a pagare i costi maggiori della crisi ed è tra loro che il tasso di povertà è aumentato maggiormente. È dunque meritorio che la Provincia di Trento abbia affrontato il problema prima di ogni altra realtà locale e anche del governo nazionale». 
Lei conosce bene il Trentino, come immagina il futuro del Progettone? 
«Una nuova formulazione deve avere lo spirito di una misura che va a contrastare la povertà estrema. Bisogna stare però attenti a non essere troppo generosi nel reddito che si concede altrimenti si corre il rischio di spingere le imprese a far uscire dal mercato questi lavoratori. Deve essere una misura di difesa dalla povertà simile ad altri strumenti esistenti in Trentino, come il reddito di garanzia». 
È stato un buon banco di prova per la collaborazione tra un ente locale e l’Inps? 
«Lo è stato certamente. La Provincia e l’Istituto hanno lavorato insieme molto bene e vogliamo continuare a farlo. Il Progettone lancia anche un messaggio culturale, quello che non serve avere per forza dei santi in paradiso. L’aiuto è un diritto che non va intermediato ai poteri locali ed enti come l’Inps hanno gli strumenti per accertare chi ha necessità. Questa stretta collaborazione tra ente locale e Inps attuata in Trentino è importante per identificare la platea dei beneficiari. È un’esperienza che si può esportare altrove, applicandola magari dopo avere usato gli altri ammortizzatori sociali». 
Il tema dei vitalizi è molto dibattito a livello nazionale, soprattutto per la sua presunta incostituzionalità. 
«Per superare il problema, il tema non andrebbe mai separato dalla riforma delle pensioni. 
In Trentino si è fatto abbastanza? 
«Si potrebbe fare di più. Non solo intervenire sui nuovi vitalizi ma anche sullo stock». 
Capitolo Festival dell’Economia. Resterà direttore scientifico? 
«È l’unico degli impegni che ho mantenuto. Ci tengo tantissimo, per Trento e per quello che ormai il festival è diventato. Credo siano due attività molto coerenti e anche l’anno scorso hanno dimostrato di essere sinergiche tra loro».