#AUTONOMIA - Palermo: "A Roma tira una brutta aria"

«Non bastano più le piume sui cappelli e i pantaloni di cuoio, da indossare alle feste, per giustificare la nostra autonomia. Bisogna mostrare all’Italia che abbiamo una visione politica, strutturata e strategica per il futuro. Altrimenti avranno ragione loro a dire che l’autonomia altro non è che privilegio». E’ il senatore Francesco Palermo a lanciare l’appello a tutto il sistema regionale.
L. Pianesi, "Trentino", 28 settembre 2015

Lo aveva fatto sabato a Bolzano durante la festa per i 70 anni dell’Alto Adige (durante il dibattito, proprio sull’autonomia, con i due presidenti di Trento e Bolzano Rossi e Kompatscher, il governatore della Toscana Rossi e il sottosegretario allo sviluppo economico del Governo De Vincenzi) e lo fa oggi tramite le pagine del Trentino aggiungendo che «a Roma tira una brutta aria per la nostra autonomia e potrebbe essere tropo tardi per rimettere le cose in piedi».

Senatore, cosa vuol dire che tira una “brutta aria” a Roma? Che le nostre priorità vengono viste come delle cose fuori dal mondo dagli altri parlamentari e le priorità nazionali spesso, invece, sono lontanissime dalle nostre. Insomma non c’è un grande dialogo con noi rappresentanti del Trentino-Alto Adige. La dinamica classica è che noi facciamo una proposta e subito gli altri parlamentari ci dicono che siamo una lobby, un gruppo d’interesse, che le nostre richieste sono egoistiche. Della serie: “A voi interessa solo portare a casa i soldi per le bande di paese e se tutto il Sud affonda non ve ne importa niente”.

E’ la vecchia storia che per l’Italia siamo dei privilegiati e noi replichiamo dicendo “sì ma in Trentino le risorse sono state investite bene al contrario di altre Regioni autonome”? Esatto. Ma non basta più questa spiegazione. Il Paese si chiede perché devono ancora esserci delle aree “privilegiate”, al di là di come vengono investite le risorse. E allora spetta a noi saperci raccontare. Dimostrare che c’è una strategia politica nei nostri territori, una visione chiara e definita.

Una visione di che tipo? Estremizzo: ieri ci sono state le elezioni in Catalogna e da più parti si è parlato di referendum per dire sì o no all’indipendenza da Madrid. Ora l’indipendenza, in un contesto globale qual è quello che viviamo oggi, è una sciocchezza e noi non dobbiamo ovviamente parlare di indipendenza. Però è chiaro che lì c’è una visione politica chiara. Tra Trentino e Alto Adige dobbiamo essere capaci di spiegare al resto del Paese che ci sono ragioni profonde per giustificare la nostra autonomia.

Si dice che la riforma del Senato indebolirà ulteriormente l’autonomia. E’ vero? Senza dubbio. Con meno rappresentanti a Roma e con i poteri rimessi quasi tutti alla Camera il nostro peso specifico finirà per essere bassissimo. Quindi penso che se per questa legislatura le cose dovrebbero andare, tutto sommato, per il verso giusto perché in Parlamento ci siamo e riusciamo a farci sentire, facendo valere la nostra capacità di unirci e la nostra compattezza, dalla prossima legislatura le cose potrebbero andare molto peggio.

Qual è la soluzione? Difficile a dirsi. Io l’unica strada, come ho detto, la individuo nella nostra capacità di spiegare a cosa serve la nostra autonomia. Ma per arrivarci ci vuole una politica più alta di quella che vediamo quotidianamente e forse oggi potrebbe già essere tardi. Non è una questione di persone, ma di idee. Da troppo tempo la politica è concentrata sul quotidiano: quando va bene si dedica ad amministrare l’esistente, quando va peggio pensa alle campagne elettorali. Invece dovremmo concentrarci sul futuro. Serve una visione politica dell’autonomia e per questo si deve aprire un dibattito che non coinvolga solo le élite ma tutta la comunità.

 

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Senato, trentini sovra-rappresentati, L. Patruno, 27 settembre 2015

Il Trentino e l'Alto Adige, insieme alla Valle d'Aosta, saranno i territori più rappresentati - rispetto alla popolazione residente - nel Senato che nascerà dalla riforma costituzionale.
Basti dire che sui 95 senatori di cui sarà composto il nuovo Senato ( 74 consiglieri regionali e 21 sindaci ) la Provincia di Trento potrà contare su 2 senatori (un consigliere provinciale e un sindaco) e così la Provincia di Bolzano.
Per fare un confronto il Trentino avrà lo stesso numero di senatori della Liguria o delle Marche , che hanno tre volte la sua popolazione, ovvero oltre 1 milione e mezzo di abitanti contro il mezzo milione della Provincia di Trento, ma anche la stessa rappresentanza di una regione a statuto speciale come il Friuli Venezia Giulia che conta più di 1,2 milioni di abitanti. La riforma costituzionale prevede infatti che ogni regione abbia diritto ad almeno due seggi (un sindaco e un consigliere regionale) e le due Province autonome vengono considerate ciascuna al pari di una Regione, di qui la sovra-rappresentazione dei due territori nel Senato, per il quale Trentino e Alto Adige ora premono perché gli vengano affidati maggiori poteri, in particolare quello di «interdizione» riguardo alle leggi approvate dalla Camera che vanno a toccare gli interessi, i soldi o le competenze regionali. Per questo la delegazione dei parlamentari trentini e altoatesini ha presentato una serie di emendamenti, che riguardano il ruolo del nuovo Senato, oltre alle nuove competenze (come quella sull'ambiente) che le due Province sperano di riuscire a infilare in questa riforma della Costituzione.
Oggi il Trentino Alto Adige esprime complessivamente 7 senatori (su 315 seggi) di cui 4 il Trentino e 3 l'Alto Adige. In futuro dunque la Provincia di Trento vedrà i senatori dimezzati, mentre Bolzano ne perderà solo uno. I senatori solo qui e in val d'Aosta venivano eletti con sistema maggioritario su collegi uninominali. La riforma prevede invece (se sarà approvata) che sia nelle due Province autonome che nelle altre Regioni i senatori siano eletti dai consigli regionali (nel nostro caso dai due consigli provinciali) «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi». Non sarà dunque una «vera» elezione diretta. Il sistema per l'elezione dei senatori legato all'elezione dei consiglieri regionali, viene rimandato però a una legge ordinaria e probabilmente ogni Regione potrà approvarsi la sua legge. Il Trentino Alto Adige oltre tutto ha competenza primaria in materia di elezione del consiglio regionale. 
Alle prossime elezioni politiche i cittadini eleggeranno direttamente invece ancora i deputati della Camera , ma in base alla nuova legge elettorale Italicum, in Trentino Alto Adige saranno ripristinati i collegi uninominali previsti dal vecchio «Mattarellum»: 4 in Trentino e 4 in Alto Adige. Gli altri 3 seggi saranno attribuiti con sistema proporzionale sulla base di liste regionali.
Quindi spariranno in Trentino i tre collegi uninominali del Senato ma ricompaiono i 4 collegi nei quali si eleggevano i deputati prima che fosse introdotto il Porcellum che ha riportato in vigore un sistema elettorale proporzionale con liste bloccate, seppure con premio di maggioranza. La differenza con il resto d'Italia permane per garantire le minoranze linguistiche (in particolare quella tedesca) dell'Alto Adige.