INTERVISTA A GIORGIO TONINI - «Quote rosa? Avanti con le unioni»

Nella classifica dei più presenti e produttivi in parlamento, Giorgio Tonini è il parlamentare che si guadagna il primo posto tra i trentini: è 78esimo su 315 senatori, con il 96,46 % delle presenze e co n un indice di produttività del 206.7. Va precisato che, come sostiene lo stesso Tonini, la produttività non è solo quantitava, ma andrebbe valutato anche l’esito del lavoro in parlamento. Ha al suo attivo 3 disegni di legge, 1 mozioni, 1 interrogazione sia a risposta orale che scritta, 100 emendamenti.
S. Mattei, "Trentino", 23 agosto 2015

Reduce da un’intensa attività parlamentare, a maggior ragione, per lui che si è guadagnato il titolo dello stakanovista dei senatori trentini, Giorgio Tonini in questi giorni sta passando le ferie in Val di Non. Lo abbiamo raggiunto al telefono per chiedergli di commentare la sua performance e per fare il punto sul lavoro del governo, ma anche sui temi del dibattito politico trentino.

Senatore Tonini, sono stati mesi molto produttivi per l’attività in parlamento, con il varo di riforme sul lavoro, l’ amministrazione pubblica, la scuola. Come valuta il lavoro svolto ed il suo in particolare? Sono parlamentare dal 2001 (anch’io in via di rottamazione, ride) e devo dire che questo è un periodo molto fecondo, in cui si stanno prendendo decisioni importanti per risolvere i problemi storici di questo paese, anche se tutto è perfettibile: dalla riforma costituzionale all’amministrazione pubblica, dal fisco al lavoro, dalla scuola ai diritti civili.

Sui diritti civili e sulle unioni di fatto, siete in forte ritardo. Stiamo lavorando in commissione giustizia e penso che alla fine dell’anno la legge passerà al Senato, anche se l’ostruzionismo sarà pesante, all’interno della coalizione stessa.

E per quanto riguarda la sua produttività? Il piccolo record raggiunto è dovuto in gran parte al fatto che sono vicepresidente del Pd ed ho il compito di controllare che tutti siano presenti quando si vota. Ho il ruolo di frusta (come dicono gli inglesi, the whip) perciò sono il primo ad entrare in aula e l’ultimo ad uscire. Discutibile è l’indice di produttività, che si basa più sulla quantità che sulla qualità, perché non ha senso tener presente solo la quantità di disegni di legge, emendamenti, che nel caso delle opposizioni sono anche centinaia di migliaia, ma che poi finiscono negli archivi della Camera.

C’è qualche proposta di cui va orgoglioso? Sì, per l’approvazione del disegno di legge sulla cooperazione e lo sviluppo.

Qui tocca il tasto dolente, al centro delle polemiche di questi giorni, sollevato da monsignor Galantino che ha criticato la classe politica che non fa abbastanza per il problema dei profughi. Il problema dei profughi non lo possiamo risolvere da soli, è un problema di politica internazionale, il più grave che avremo anche in futuro. Ci sono due fronti su cui lavorare: stabilizzare la situazione della Libia e favorire lo sviluppo nei Paesi di provenienza dei profughi. Lo affronta in parte la riforma sulla cooperazione allo sviluppo che punta sul coordinamento di tutte le iniziative che vengono dalla Stato, dalle Regioni, alle organizzazioni noprofit, spesso organizzate per compartimenti stagni. Si tratta di istituire un tavolo, coordinato dal Ministero degli esteri, dall’altra si tratta di trovare le risorse per realizzare i progetti che consentano di far lavorare a casa loro i migranti. Qui siamo molto carenti, perché l’impegno assunto era di investire risorse dello 0,7% del Pil e non siamo nemmeno allo 0,2%. Altro problema da risolvere, è accelerare i tempi per l’accertamento dei richiedenti asilo.

Come risolvere i tempi lunghi di attesa delle risposte? Trovare interlocutori affidabili in Libia ci consentirebbe di accertare le condizioni di chi ha diritto all’asilo, così da creare corridoi umanitari per far viaggiare le persone in sicurezza. Detto questo, le critiche di Galantino sono condivisibili, dobbiamo fare di più e meglio.

Passando ad un altro tema che ha tenuto banco, quello delle quote rosa e delle parole sessiste del sindaco di Cloz, che fare per risolvere la rappresentanza femminile nei piccoli Comuni? Sulla frase del sindaco di Cloz, condivido le parole della mia amica Floretta, l’ex sindaca, che difende i suoi concittadini dall’accusa di misoginia, anche se ribadisce come nelle ultime elezioni ha vinto l’antipolitica. Detto ciò, la battuta del sindaco è inacettabile e lo squalifica. Sulla rappresentanza femminile nei piccoli Comuni, che hanno difficoltà anche a presentare una lista alternativa, vedo la soluzione più che sul ritocco delle legge regionale, sul continuare il percorso di unione dei Comuni, perché quando il bacino diventa più grande, il problema si neutralizza.

E per finire, sulla tenuta della maggioranza, divisa su tante questioni, dalla sanità alla Valdastico, che futuro? Sulla sanità Nicoletti ed io abbiamo chiesto una verifica, un confronto pubblico e politico. La giunta non deve avere paura del confronto, perché altrimenti si accumulano tossine. Bisogna trovare un punto di equilibrio tra le valli e un’organizzazione razionale di un bacino di 500 mila abitanti.