#PROFUGHI- Rossi: «Il Trentino è diverso da Boso». ZENI: «Diventeremo un modello»

Zeni: "Vanno sfatate alcune false credenze. Non abbiamo potere di trattativa sul numero: Maroni si lamenta ma glieli mandano lo stesso (in Lombardia ne hanno 12 mila), perché è una distribuzione fatta in base alla popolazione. È inutile lamentarsi, quindi. A chi invece dice che non vanno sottratte risorse ai trentini, rispondo che la Provincia non ne aggiunge: queste arrivano dallo Stato con contribuzione europea. Stiamo cercando di adottare un modello che possa essere anche un esempio di gestione del fenomeno nella maniera più efficiente e anche dal punto di vista dell'accettazione sociale il migliore possibile".
L. Marognoli, "Trentino", 26 agosto 2015

La strategia di Enzo Erminio Boso in tanti anni non è cambiata: parlare (anzi gridare) alla pancia della gente dicendo le cose più atroci come se fossero barzellette. Anche stavolta una sua frase («Dobbiamo sparare ai clandestini appena varcano il confine») è andata a segno. È il solito schema: lui fa l’“ariete”, i suoi ci mettono qualche pezza senza tanta convinzione (si veda l’intervista a Fugatti). Perché all’elettorato del Carroccio questo celodurismo d’altri tempi piace sempre (Salvini non è forse andato a lezione da Bossi?). Ma c’è un limite alla decenza.

E Ugo Rossi ha deciso che è stato superato: dall’America ha telefonato per sincerarsi prima che Boso avesse davvero detto quello che ha detto, poi ha risposto usando parole durissime: «Mi rifiuto di pensare che il Trentino sia questo. È necessario ogni tanto collegare il cervello alla bocca prima di parlare, anche perché quando si affrontano temi come questo le persone sono facilmente influenzabili. Ognuno può avere idee diverse e la critica politica è sempre accettata. Però così si rischia di alimentare paure infondate, che la nostra giunta sta cercando in tutti i modi di evitare perseguendo una politica equilibrata dell'accoglienza». Rossi cita Matteo Salvini, che nel suoi tour trentino esibisce prima i simboli degli Schuetzen e subito dopo quelli degli alpini: «Questa è pura demagogia, che viene da un partito come la Lega che al governo non ha cambiato assolutamente niente sul tema dei profughi». Quindi conclude con un richiamo molto forte a «tornare tutti a toni più pacati: così si rischia di trascendere».

Dà meno peso all’Obelix-pensiero l’assessore Luca Zeni, che liquida quelle di Boso come «provocazioni che lasciano il tempo che trovano». Poi aggiunge: «Conosciamo la persona e non vale la pena dedicarci troppo tempo». Si sofferma invece su quanto si sta facendo per l’accoglienza dei profughi: «Oggi sono 730, ma ragioniamo sul migliaio in termini di programmazione. Come Provincia - precisa - dobbiamo sfatare alcune false credenze. Non abbiamo potere di trattativa sul numero: Maroni si lamenta ma glieli mandano lo stesso (in Lombardia ne hanno 12 mila), perché è una distribuzione fatta in base alla popolazione. È inutile lamentarsi, quindi. A chi invece dice che non vanno sottratte risorse ai trentini, rispondo che la Provincia non ne aggiunge: queste arrivano dallo Stato con contribuzione europea. Stiamo cercando di adottare un modello che possa essere anche un esempio di gestione del fenomeno nella maniera più efficiente e anche dal punto di vista dell'accettazione sociale il migliore possibile, attraverso la distribuzione in piccoli gruppi nei Comuni e attraverso una rete con le associazioni di volontariato. Il fatto che lavorino nella comunità rende più facile l'accettazione». Tra gli obiettivi c’è quello di «rendere generalizzato il loro coinvolgimento in attività di volontariato».
L’assessore chiarisce: «Siamo chiamati istituzionalmente a gestire un fenomeno che non è di competenza della Provincia. Possiamo scegliere se lasciare che ce le imponga Roma tramite il prefetto o prendercene carico assieme alle comunità locali diventando un esempio. Parliamo di 2 profughi ogni mille: per il Trentino è assolutamente gestibile, con la capacità organizzativa che ha».

Nelle fila delle minoranze, Rodolfo Borga afferma che «quello dell'immigrazione è un problema reale e preoccupante, ma anche molto complesso e che non si presta ad essere affrontato con slogan a prescindere dal contenuto degli stessi. Purtroppo da una parte o dall'altra questi molto spesso colpiscono la pancia della gente: c'è chi dice che bisognerebbe sparargli addosso, cosa che non condivido assolutamente, e chi addirittura che bisognerebbe andare in Africa e portarli in Italia, senza pensare che sono milioni». Il portacolori della Civica Trentina accusa Zeni di poca coerenza: «Qualche settimana è stata bocciata una mozione, in cui dicevo che i richiedenti asilo devono essere distribuiti sul territorio trentino. L'ennesima marcia indietro del centrosinistra».