La mia settimana a Roma e la discussione sulla legge elettorale

Questa settimana è stata caratterizzata interamente dalla discussione sulla legge elettorale (Italicum).
Martedì sono state affrontate le pregiudiziali di costituzionalità e di merito presentate da alcuni esponenti delle opposizioni che sono state bocciate con un'ampia maggioranza. Mercoledì e giovedì sono invece state votate le tre questioni di fiducia poste dal Governo sugli altrettanti articoli della legge.
Michele Nicoletti, 30 aprile 2015

Si è trattato indubbiamente di un passaggio sofferto e doloroso, soprattutto a causa delle contrapposizioni registrate all'interno del nostro partito. Dopo varie discussioni, una serie di modifiche concordate e il voto favorevole all'interno del gruppo alla Camera era però indispensabile che questa riforma terminasse il suo iter con un'approvazione.
Il nostro Paese, anche alla luce del ruolo sempre più significativo dell'esecutivo a livello sovranazionale, ha bisogno di una legge elettorale che favorisca l'alternanza e che dia ai cittadini il potere di scegliere il Governo e di stabilirne l'indirizzo politico. L'Italicum cerca proprio di incentivare queste dinamiche, favorendo da un lato un rapporto più diretto tra cittadini e scelta dell'esecutivo e dall'altro tutelando la pluralità e la rappresentanza parlamentare (è prevista una soglia di sbarramento al 3%).
L'auspicio è che ora si prosegua con convinzione sulla strada delle riforme e che quella parte di PD che non ha condiviso questo passaggio possa convergere nuovamente e contribuire efficacemente allo sviluppo del progetto riformatore e innovativo che il Governo e la maggioranza parlamentare stanno portando avanti.

In occasione della dichiarazione di voto sulla pregiudiziale di costituzionalità sono intervenuto in Aula a nome del PD sostenendo che respingendo le questioni pregiudiziali e votando sì alla nuova legge elettorale riprendiamo il cammino delle riforme avviato più di trenta anni fa per dare potere ai cittadini di scegliere il governo del Paese. L’idea cardine della riforma, infatti, va proprio nella direzione di attribuire al voto del cittadino il potere di scegliere non solo il partito e i suoi rappresentanti ma anche l’indirizzo politico del futuro governo.
La nuova legge elettorale tiene conto della sentenza con cui la Consulta ha bocciato il cosiddetto Porcellum. La Corte ha dichiarato inaccettabile l’attribuzione di un premio in una elezione a turno unico e senza prevedere una soglia minima per il raggiungimento del premio stesso. Nell’Italicum è previsto un premio tendenzialmente inferiore a quello di altri sistemi maggioritari europei come in Inghilterra o in Francia e non è molto diverso da quello prodotto negli anni ’90 con il Mattarellum.
Con l’introduzione del ballottaggio si rafforza la possibilità decisionale dell’elettore che dopo una seconda campagna elettorale e un secondo confronto tra le opzioni prevalenti viene chiamato a determinare l’indirizzo politico.
In merito alle liste bloccate, la Consulta aveva condannato l’uso di queste liste perché non consentivano all’elettore di riconoscere il candidato cui sarebbe andato il proprio voto. Nel caso della riforma, la soluzione proposta, che certo si può discutere in quanto frutto di un accordo politico, soddisfa il diritto dell’elettore di vedere con chiarezza il candidato che il partito propone come capolista in un collegio e di accettarlo o rifiutarlo votando un altro partito.
Anche le critiche di chi vede nel progetto di riforma una deriva presidenzialista o addirittura autoritaria sono del tutto infondate. Nel modello proposto il potere di conferire l’incarico rimane in capo al Presidente della Repubblica e al Parlamento quello di votare o meno la fiducia. Cosa che in caso di crisi consente, come è avvenuto, di avere governi che si formano in Parlamento senza passare dal voto, là dove la situazione economica o altre circostanze sconsiglino il ricorso alle urne.
Sostenere che con le modifiche della Costituzione e della legge elettorale si passerebbe ad un’altra forma di governo vuol dire voler mantenere il nostro Paese in una forma del tutto anomala di democrazia parlamentare che in un sistema sempre più integrato a livello europeo condannerebbe non il nostro Governo, ma l’intero nostro Paese a contare poco o nulla.

Qui trovate il testo del mio intervento in Aula.

Qui trovate una mia intervista sull'Italicum pubblicata domenica sul Quotidiano Adige.