Cantiere con DELLAI, le reazioni

- L'INTERVISTA AD ALESSIO MANICA: «Il Pd non tema Dellai sì al cantiere con l’Upt», "Trentino", 5 febbraio 2015
- Il fondo di FABIANO LORANDI, "L'Adige", 5 febbraio 2015
- Il "cantiere" di Dellai già divide il PD, L. Patruno, "L'Adige", 5 febbraio 2015 

 


INTERVISTA AD ALESSIO MANICA: «Il Pd non tema Dellai sì al cantiere con l’Upt», C. Bert, "Trentino", 5 febbraio 2015

«Sul territorio, nella stragrande maggioranza dei Comuni, l’incontro tra le nostre culture politiche è già realtà. Il Pd non tema Opa ostili di Dellai e accetti la sfida dell’Upt». Alessio Manica, capogruppo provinciale del Pd, non potrebbe essere più netto. Per lui il «cantiere democratico», o come si chiamerà il nuovo progetto lanciato da Lorenzo Dellai, va avviato già alle prossime comunali di maggio. Senza paure. 

Manica, perché serve un nuovo soggetto politico? Se il Pd vuole accettare la sfida di essere il luogo di pensiero che attrae e federa attorno a sè sensibilità e storie diverse rispetto alle sue originarie, anche in Trentino deve evolversi. Oggi siamo il partito nazionale del voto d’opinione, dobbiamo rafforzarci rispetto al rapporto con il territorio che è il nostro tallone d’Achille. Se vogliamo accettare questa sfida, è evidente che il dialogo con l’Upt, con la sua tradizione popolare, è un dialogo necessario. Qualcosa che non è solo la somma di due identità, ma qualcosa che può essere molto più forte e molto più utile per disegnare un nuovo sviluppo del Trentino.
Già alle elezioni comunali di maggio? Io sono molto felice del passo fatto dalla dirigenza dell’Upt che invita a cominciare a ragionare già alle amministrative. Io penso che il Pd a questo tavolo debba esserci e confrontarsi. Uscendo dalla dimensione delle città, che può essere più difficoltosa, nella stragrande maggioranza dei Comuni questo meticciato tra le provenienze c’è già. La costruzione di luoghi unitari è fattibile, e permetterebbe di costruire prima delle convergenze sui temi che sarebbero solo di aiuto alle amministrazioni. A Villa Lagarina lo facciamo già da due mandati. È un percorso faticoso all’inizio, ma poi nella coesione e nel messaggio all’elettorato si rivela vincente.
Ha senso questo cantiere nel momento in cui il Pd di Renzi si propone come un partito a vocazione maggioritaria? Il Pd non deve vedere questo progetto come una perdita di sovranità, ma come una possibilità di potenziarsi, di concretizzare il mandato di una forza federatrice rispetto a questo territorio. Solo il Pd può farlo, perché ha un respiro nazionale che nessun altro può offrire. Questa è l’occasione per il Pd di diventare più territoriale e per chi è territoriale di alzare un pò lo sguardo e il respiro. Un reciproco beneficio.Sarebbe sciocco che questa operazione servisse solo a riunire le anime che a suo tempo dalla Margherita si divisero tra Pd e Upt. Qui deve trovare spazio anche chi viene da sinistra.
Siete pronti a rinunciare al simbolo del Pd? Il Pd non deve pensare di rinunciare al simbolo, sarebbe da sciocchi. Credo che neppure Dellai lo pensi, danneggerebbe lo stesso progetto. Il Pd è in una fase di forte traino, l’operazione che a livello nazionale sta facendo Renzi è già di guardare oltre, sappiamo tutti che l’andamento elettorale può essere oscillante se non riesci ad aprire prospettive di lungo periodo. Chiudersi perché in questo momento siamo i più forti mi sembrerebbe sbagliato. Ricordo che alle Comunali di maggio in una trentina di Comuni ci sarà il simbolo del Pd,in tutti gli altri già oggi la realtà è fatta di simboli delle civiche. Guardiamo se ci siamo con le idee e con le persone invece di preoccuparci dei simboli.
Molti nel Pd temono che questa sia un’operazione di Dellai per rientrare in gioco. Il destino di Dellai lo si vedrà. Io ho sempre detto che Dellai è una risorsa di questo territorio che non va persa, ma non ho l’ansia che un progetto politico sia il modo per garantirgli un nuovo incarico parlamentare.
Quanto pesa sulla nascita di questo cantiere la spinta espansiva del Patt? Una prospettiva di scomparsa dell’Upt, che qualcuno può leggere nella campagna acquisti del Patt, è una prospettiva scellerata per la coalizione. Quel mondo è un elemento di cerniera fondamentale tra Pd e Patt che ha tenuto in piedi la coalizione

 

Il fondo di FABIANO LORANDI, "L'Adige", 5 febbraio 2015

La sfida che Dellai ha proposto nell'incontro di Sanbapolis, rilanciata dal parlamentino Upt, di sperimentare nuove forme di partito, perché la politica non può vivere di conservazione, non riguarda evidentemente solo la sua forza politica e non può essere accolta dal Pd in termini difensivi. Il processo che ha portato alla fondazione del Pd nel 2007 ha avuto origine dal desiderio di dar vita a un soggetto politico plurale che mettesse insieme diverse anime. Quelle della sinistra riformista, del popolarismo cattolico e dei cristiano sociali, dell'ambientalismo e del pacifismo, di quanti hanno sempre pensato alla politica come lavoro e servizio per il conseguimento del bene della comunità. In Trentino la cifra di tale processo aveva come valore aggiunto quella dell'autonomia, non solo istituzionale ma dei territori che esprimono bisogni, necessità, urgenze ma anche energie, creatività, capitale sociale e culturale.

Inutile nascondersi che le finalità di quel processo sono state conseguite solo in parte.

Nonostante ciò la coalizione di centrosinistra, nei suoi anni di governo, ha rappresentato un assetto che ha garantito al Trentino riforme, stabilità, attenzione ai diritti e al lavoro, equità.

Tale alleanza non è nata esclusivamente da opportunità tattiche ma ha assunto, per la grande maggioranza dei cittadini trentini, una valenza a carattere strategico come dimostrano i risultati delle ultime elezioni provinciali.

Ora siamo in una fase di stallo, peraltro incomprensibile per la maggioranza dei trentini.

La coalizione non ha dato, non sta dando una buona immagine di sé per quanto riguarda la riconferma dell'alleanza nei territori ed anche per la condivisione di alcune scelte dell'esecutivo provinciale. Sembra si sia persa la convinzione che esistono valori generali che trascendono gli interessi di una parte e che in politica, come in tutti gli ambiti dell'esperienza dell'uomo, la somma delle parti dovrebbe costituire un valore aggiunto alla semplice somma algebrica.

Ce ne siamo dimenticati anche a Rovereto e non mi sottraggo certo alla mia parte di responsabilità.

È necessario riprenderlo quel processo, riorientare l'azione politica a livello valoriale, normativo, organizzativo, programmatorio, di investimenti, di valorizzazione dei territori, delle comunità in riferimento ai livelli istituzionali e alla partecipazione dei cittadini. Ciascun soggetto politico dovrebbe provare a ridefinirsi al proprio interno alla ricerca di contenuti, modalità, forme, tempi di una sintesi in grado di reinterpretare il riformismo e il popolarismo del Trentino, che sono stati in grado di dar vita ad un'autonomia inclusiva e solidale. Non so se ciò possa avvenire già in vista della scadenza delle elezioni di maggio.

In ogni caso quella che stiamo vivendo è una fase storica particolarmente difficile e complicata che necessita di energie in grado di interpretare il cambiamento. Il futuro non s'improvvisa e il rinnovamento deve essere costante, ma graduale. C'è bisogno delle energie e delle competenze di tutti, ogni cittadino deve sentirsi responsabile dei destini della comunità.

Accanto alle attenzioni rivolte principalmente al mondo delle istituzioni, trovino posto nella definizione di impegno pubblico anche altre forme di azione, non strettamente politiche, volte a favorire il benessere della comunità, incrementandone il capitale sociale.

L'associazionismo, che nella nostra terra costituisce un patrimonio diffuso, può e deve essere coinvolto dalle forze politiche non come semplice bacino elettorale, come luogo nel quale recuperare consensi, ma attraverso una chiamata alla corresponsabilità.

Ciò significherebbe occuparsi non solo dei mezzi per raggiungere un certo scopo - quindi preoccuparsi di quali sono i vantaggi, l'utilità che le persone, singolarmente o collettivamente intese, ne traggono - ma recuperare senso ai valori, ai principi, alle idee sulle quali si orientano le esistenze delle persone e della comunità.

Il Partito Democratico del Trentino faccia lo sforzo di accoglierla tale sfida.

È possibile mantenere e consolidare i nostri riferimenti nazionali ed europei con una proposta da contestualizzare nella nostra terra. Certo, anche noi, come le altre forze politiche ci siamo appiattiti sulle istituzioni, caratterizzandoci spesso come macchine elettorali.

Riprendiamo la nostra tensione ideale. Recuperiamo le funzioni classiche della politica come quella della promozione e valorizzazione di una cittadinanza attiva e responsabile.

 

Il «cantiere» di Dellai già divide il Pd, Civico chiude la porta e contesta la Segretaria, L. Patruno, "L'Adige", 5 febbraio 2015

Lorenzo Dellai continua ad essere motivo di fibrillazione per il Pd trentino, anche se non è più governatore, dividendo i democratici tra chi si dice pronto a dialogare con lui, per rafforzare l'ala di centrosinistra della coalizione alle comunali del 10 maggio - in funzione anti-Patt - e in prospettiva per costruire insieme quel Pd territoriale che non si fece a suo tempo. E chi invece proprio non ne vuole sapere delle avances dellaiane, considerate strumentali e interessate, e sbarra la porta.
Ieri sull' Adige, sia la segretaria del Pd trentino, Giulia Robol, che Luca Zeni, entrambi ex margheritini, si sono espressi in termini di grande disponibilità nei confronti di Dellai e dell'Upt, cosa che non è piacita affatto al consigliere provinciale Mattia Civico. Il consigliere dice di non riconoscersi affatto nelle parole della segretaria che ha parlato di «ricomposizione delle anime di Pd e Upt che a suo tempo fecero scelte diverse», sulla base della necessità di «semplificare il quadro politico» e di una «comune cultura politica».
«Faccio sommessamente notare - dichiara Civico, che alle primarie aveva votato Elisa Filippi non Robol - che la cultura politica a cui appartiene il Pd fa riferimento alla famiglia dei socialisti e democratici europei e non al partito popolare, che alle ultime elezioni nazionali l'Upt ha sostenuto alla Camera una lista alternativa a quella del Pd e che in vista delle prossime elezioni amministrative sono da registrare comportamenti ambigui di dialogo con elementi esterni alla coalizione di centro sinistra autonomista».
E aggiunge: «Nell'azione di governo provinciale abbiamo registrato in più occasioni la formale ed esplicita opposizione dei rappresentanti dell'Upt alle nostre proposte, fino ad organizzare incontri pubblici su tematiche che riguardano competenze a noi affidate nel chiaro intento di organizzare il dissenso. Non é dunque chiaro, non essendo stato discusso nelle opportune sedi, quali sarebbero i forti presupposti per i quali si starebbe pensando a percorsi di unificazione».
Civico contesta dunque la segretaria Robol per aver detto come la pensa prima che della questione si sia discusso e deciso nel partito: «Non é una singola persona che può decidere la forma e il colore del contenitore in cui siamo chiamati a riconoscerci». E poi definisce «espediente di vecchia politica» quello di «pensare ad assi privilegiati con una parte della coalizione, per indebolirne o contrastarne un'altra. Dovremmo invece praticare la leadership che abbiamo spiegando idee e prospettive, perseguendo soluzioni ai problemi della nostra comunità. Rafforzare la coalizione vuol dire esercitare pienamente la propria forza. E su questo - conclude Civico - mi pare evidente che abbiamo margini di miglioramento».
Anche la consigliera provinciale Lucia Maestri critica le esternazioni di Robol e di Zeni non tanto nel merito, ma nel metodo: «Anch'è penso che con Dellai si possa aprire un confronto interessante, ma di questo si deve discutere nel partito non ha senso che ognuno di noi si alzi e dica la sua».
Il capogruppo provinciale del Pd, Alessio Manica, però la sua la dice, anche perché sull'argomento si è già espresso in occasione della convention dellaiana di Sanbapolis. «L'evoluzione dell'Upt - dice Manica - è qualcosa che dobbiamo guardare come Pd con attenzione e interesse. Io sono convinto e l'avevo scritto anche nella mozione congressuale che il Pd trentino deve evolversi staccandosi un po' da quello nazionale per esprimere una dimensione più territoriale. Penco che con l'Upt si possa fare un percorso di questo tipo perché siamo affini avendo un percorso comune di 15 anni al governo e credo che dovremmo trovarci per valutare la cosa. E non penso, come dicono molti - aggiunge Manica - che Dellai pensi solo al suo salvataggio, io penso a un progetto che va oltre Dellai e oltre noi stessi». Manica però non crede che Pd e Upt possano riuscire a fare liste unitarie nei comuni più grossi, mentre vede ampi spazi di possibili sperimentazioni «in quelli fra i 2.000 e i 7.000 abitanti».