Il potenziale del turismo culturale

Il Consiglio provinciale ha votato il disegno di legge di modifica del comparto turistico. Non è materia da poco. Il turismo in Trentino, con 5 milioni di arrivi, 30 milioni di presenze, 3 miliardi di euro di fatturato, 30 mila posti di lavoro nel ricettivo e altre migliaia nell’indotto, rappresenta infatti il 30% del Pil provinciale e la prima fonte di ricchezza del territorio.
Lucia Maestri, "Trentino", 17 ottobre 2014

In questi anni, grazie a una efficace e lungimirante capacità pianificatoria, alla creazione di articolazioni pubbliche organizzative e ad un coinvolgimento attivo del mondo degli operatori, il sistema turistico trentino è stato un riferimento importante per il contesto nazionale. Il Trentino ha saputo articolare una proposta turistica in grado di tradurre in offerta l'insieme delle risorse del territorio, riuscendo a comunicare i valori e le differenti vocazioni di cui è portatore. Una buona gestione del rapido e forte incremento del turismo invernale ha permesso di trovare un efficace equilibrio tra turismo e sviluppo sostenibile, tra qualità e quantità dell'offerta, buona gestione ora affiancata dallo sviluppo di altre linee “di prodotto”, capaci di intercettare pubblico più articolato.

Questo passaggio dimostra che, proprio per la sfaccettata complessità fisica e culturale del nostro territorio, non è più sufficiente declinare al singolare il termine "turismo". Di "turismi", infatti, dobbiamo parlare, per indicare la pluralità dei contenuti e la diversificazione delle modalità di approccio a questo territorio. All’interno di questi “turismi”, da qualche anno, il Trentino gode di un'ulteriore grande opportunità, le cui potenzialità faticano però a emergere come tali: la cultura. Cultura che significa racconto di una comunità, comprensione di quale sia il perno della sua formazione e del suo sviluppo, consapevolezza della radice del suo essere ciò che è stata e del germoglio di come vorrà essere. Cultura che, se così intesa, è il vero carattere distintivo di un territorio, l’occasione di far fare un passo in più a chi desidera incontrare e conoscere la nostra realtà. Per questo, la valorizzazione e la promozione dell'identità e dell'eccellenza trentina può e deve incontrare la sua proposta culturale. Una proposta che valorizza gli investimenti finalizzati ai musei, al restauro e all’apertura dei castelli, alla restituita riflessione “in mostra” sulla Grande guerra, alle esperienze natura-cultura. Tutto ciò apre per il Trentino "dei turismi" nuove opportunità di racconto, di attrazione, e – e non è cosa da poco –nuove potenzialità economiche.

In questo quadro, il compito della classe dirigente dev’essere quello di riuscire a far vivere l'investimento culturale come risorsa per la crescita e la formazione, come volano caratterizzante la competizione a livello nazionale e internazionale. Siamo da un lato chiamati dai fatti ad uscire dalla vulgata per la quale "la cultura è solo costo" e dall’altro sollecitati a rifuggire dalla convinzione che l'investimento culturale e la sua (eventuale) “redditività” siano elementi dati per scontanti. Il successo di un investimento culturale è invece dato dalla capacità di un territorio di elaborare piani strategici in grado di costruire obiettivi condivisi con il territorio, per contribuire con le perfomances attese allo sviluppo economico del territorio provinciale. Cercando in questo modo anche una de-stagionalizzazione del turismo.

Il Trentino, forte della sua Autonomia, sa che ciò che viene costruito e proposto deriva da radici profonde, ed è orientato alla costruzione di un futuro individuale e collettivo che vogliamo solido nell'identità e aperto alle contaminazioni. E’ questo "sapere" che chiama il Trentino ad un cambio di passo, creando "ex novo" strumenti programmatori capaci di mettere a sistema risorse materiali ed immateriali ora non dialoganti e superando la logica dell'"amministrazione per settori" e l'impermeabilità delle strategie. Perché ciò avvenga, tutti devono fare la loro parte. Che non significa pensare che ognuno deve fare tutto. Perché il sistema funzioni, ognuno faccia al meglio il proprio lavoro! Creando ad esempio le condizioni affinché i musei facciano i musei, potendo recuperare al massimo il loro ruolo civico, senza doversi occupare affannosamente dei turisti e delle vie per attirarne sempre di nuovi, esasperando aspetti intrattenitivi per poi essere costretti, per contrappasso, a sorvolare sul proprio ruolo culturale.

Il ruolo culturale dei musei deve essere il fulcro e la ragione del loro mandato. Potendo non essere costretti ad occuparsi in modo prioritario del proprio marketing o dell’intercettazione di una specifica domanda di turismo culturale, perché accompagnati in questo da una società pubblica di cui ci siamo dotati, e che proprio al marketing è preposta e a questi obiettivi destinata per statuto. Si tratta di rafforzare il rapporto turismo-cultura attraverso lo sviluppo di politiche sinergiche tra i due assessorati competenti, delineando comuni strategie già dentro il piano di sviluppo provinciale. Un ordine del giorno da me presentato sul tema è stato votato, a larga maggioranza, dal Consiglio provinciale. E’ un primo passo, ma la direzione è giusta. 


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