Vitalizi - Manica: «Mediazione necessaria, ma il cuore della riforma è salvo»

«Certo che così il testo è peggiorativo rispetto a quello uscito dalla Commissione, ma abbiamo dovuto trovare una soluzione per aggirare il muro dell’ostruzionismo». Il capogruppo del Pd Alessio Manica se la prende con Andreas Pöder e dà a lui tutta la colpa dei molti regali fatti ai politici in questi tre giorni di discussione della riforma dei vitalizi. E’ consapevole che il suo partito è quello che ne esce con le ossa più rotte dal momento che aveva alzato l’asticella degli obiettivi.
"Trentino", 4 luglio 2014

«Certo, noi abbiamo lasciato molto sul tappeto. Ma alla fine non si poteva continuare a discutere all’infinito di noi. La gente chiede che la politica torni ad occuparsi dei problemi di tutti. In questo modo abbiamo ottenuto comunque dei risultati di non poco conto. Siamo la prima regione che legifera in maniera retroattiva e corregge delle storture e, comunque, i tagli non sono di poco conto. Ci sarà comunque un risparmio notevole sia sugli ex consiglieri che su quelli in carica. I calcoli degli uffici sono abbastanza chiari. Con il solo ricalcolo delle attualizzazioni si risparmiano quasi 18 milioni, poi c’è l’innalzamento dell’età per avere il vitalizio per chi ancora non ne ha diritto. E’ vero che il testo della commissione era molto diverso, ma adesso chiudiamo la questione».
Insomma, si avverte anche la necessità di tornare a fare politica.

Però nel Pd si avverte un forte imbarazzo. Tutti hanno fretta quando gli si chiede un giudizio sulla nuova riforma. Nessuno si vanta di aver ottenuto grandi risultati. C’è la consapevolezza che gran parte della maggioranza, soprattutto nella Svp, non voleva tagli troppo dolorosi.

Manica spiega comunque che il ricalcolo delle attualizzazioni ha eliminato la stortura più grossa: «E’ un compromesso, ma rispetto alla riforma del 2012 abbiamo ottenuto il ricalcolo delle attualizzazioni. Quel meccanismo aveva portato a cifre che hanno fatto arrabbiare molto l’opinione pubblica. Ora quella cosa non esiste più». Certo, però, che l’obiettivo di equiparare i consiglieri alle persone normali non è stato raggiunto. E la parola privilegio torna sentirsi sulle bocche di chi deve accontentarsi di una pensione di mille o mille e cinquecento euro dopo quarant’anni di lavoro.

Vecchia legge e nuova legge, il raffronto