Vitalizi, sì alla riforma ma con riserva

Il primo tempo della riforma dei vitalizi si è chiuso ieri nella prima commissione del consiglio regionale. Con 9 voti (Svp, Pd, Patt, Freiheitlichen), i no di Urzì e Verdi (assenti Borga e Progetto Trentino) è stato approvato il disegno di legge numero 8, quello che taglia dal 6 al 40% le somme d’oro liquidate a consiglieri ed ex consiglieri come anticipo dei vitalizi: una riduzione frutto di nuovi tassi di sconto applicati all’aspettativa di vita, che hanno modificato quelli applicati dalla legge 6 del 2012 e considerati un regalo ai consiglieri.
C. Bert, "Trentino", 17 giugno 2014

Complessivamente si tratta di 24 milioni di anticipazioni e 31 milioni di quote del Fondo Family. Dai tagli si stima possano tornare nelle casse della Regione circa 45 milioni di euro: 18,4 milioni dai tagli agli ex, 25,6 milioni dai consiglieri che non hanno ancora maturato il diritto al vitalizio e dovranno restituire tutto in attesa dell’età della pensione. Questi ultimi, una quarantina, non potranno più però tenersi l’anticipo incassato come acconto sulla futura attualizzazione: la possibilità, prevista dalla proposta dell’ufficio di presidenza e motivata dal presidente Moltrer per alcuni «casi disperati» di consiglieri impossibilitati a restituire, è stata stralciata ieri dalla commissione dove erano stati presentati emendamenti sia della Svp che dei Verdi. 


«Questa furbizia non è passata», esulta il verde Riccardo Dello Sbarba. In serata è iniziato il voto del secondo disegno di legge, quello che introduce il nuovo regime pensionistico per i consiglieri e a una serie di altre previsioni. In mattinata, all’incontro di maggioranza, la Svp si era presentata proponendo di rinviarlo all’autunno. Ma farlo slittare avrebbe significato dimezzare la riforma.

La maggioranza trentina (Pd, Patt, Upt) sul punto ha fatto quadrato: niente rinvio, i due disegni di legge restano uniti. La Svp ha incassato, ottenendo in cambio lo stralcio dell’articolo 5 sulle nuove pensioni (ne riferiamo nell’articolo sotto, ndr). Su uno dei punti più dibattuti, l’età della pensione,su proposta Svp è passato l’aumento dal 2 al 3% della decurtazione per ogni anno di anticipo prima dei 66 anni (fino a 60 anni).

Bocciata la proposta di Verdi e Pd di tenere i 66 anni senza deroghe (hanno votato contro Svp e Patt), anche se Civico (Pd) non esclude di ripresentare un emendamento in aula per i 66 anni o per aumentare ulteriormente la decurtazione.

Sì al taglio del 20% dell’importo dei vitalizi, ma anche in questo caso - come per l’età pensionabile - il consigliere Svp Oswald Schiefer conferma che il secondo tempo della partita è ancora tutto da scrivere, con la possibilità di emendamenti - che ieri la maggioranza non ha presentato - quando la legge andrà in aula a inizio luglio: «Il taglio del 20 intanto lo lasciamo - spiegava ieri Schiefer - ma è ovvio che su questo ci sono opinioni diverse. I consiglieri più giovani, avranno dei tagli alle attualizzazioni molto più alti».

Confermato il tetto di 9 mila euro lordi per chi cumula vitalizi da consigliere e parlamentare. Rafforzato il contributo di solidarietà: 10% sui vitalizi non attualizzati, quindi anche per chi opterà di tornare al vecchio vitalizio. Maratona serale sugli ultimi articoli, con una discussione animata, fin dal mattino, sull’articolo che riduce l’indennità di funzione di presidente e ufficio di presidenza: tagli insufficienti, ha criticato Urzì, visto che l’indennità di Moltrer (13.800 euro, come quella di Rossi) resterà più alta di quella del presidente del consiglio provinciale Dorigatti (12.300 euro). In ballo anche lo stralcio della restituzione dei 16 mila euro di interessi sui contributi incassati dai consiglieri della XIV legislatura.


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La riforma dei vitalizi con la riduzione di circa il  30%  degli anticipi attualizzati è stata approvata ieri dalla prima commissione. Gli ex consiglieri che già ricevono il vitalizio dovranno restituire 17,9 milioni  di quanto anticipato loro, mentre chi ha avuto gli anticipi ma non ha ancora maturato il diritto dovrà restituire tutto. 


Poi riavrà una quota ricalcolata quando sarà ex consigliere e avrà raggiunto l'età pensionabile. Si tratta di altri  25,6 milioni . Ieri in commissione è stato approvato anche un emendamento dei Verdi che ha eliminato la norma prevista dall'ufficio di presidenza che consentiva ai consiglieri o ex consiglieri che avevano già speso la quota liquida dell'anticipo sulle attualizzazioni o che per altri motivi non avessero voluto ridare i soldi di non restituire niente, considerando quei soldi un «acconto» sul vitalizio futuro. «Almeno questa furbizia - ha commentato il verde Riccardo Dello Sbarba - non è passata». 

Ora tutti dovranno restituire tutto quanto previsto dalla nuova legge.
In commissione il disegno di legge è stato approvato da  9  consiglieri, quelli di maggioranza della Svp e i trentini di Pd ( Luca Zeni  e  Mattia Civico ) e del Patt ( Walter Kaswalder  e  Graziano Lozzer ) più per l'opposizione i Freiheitlichen. Contrari  Alessandro Urzì  (Gruppo misto) e  Brigitte Foppa  (Verdi).  Rodolfo Borga  (Civica) si è astenuto sugli articoli e se n'è andato prima del voto finale, mentre  Silvano Grisenti  (Progetto Trentino) che sostituiva Simoni nel pomeriggio era assente e non ha votato gli articoli.

Questo disegno di legge, che porta la firma del presidente del consiglio regionale,  Diego Moltrer , consiste in una «interpretazione autentica» della legge 6 del 2012 che ha previsto gli esorbitanti anticipi dei vitalizi agli ex consiglieri che sono costati l'esborso di  96 milioni  di euro alla Regione nel solo 2013.La nuova legge mantiene la previsione dell'attualizzazione di una quota del vitalizio, ovvero prevede di assegnare in anticipo tutta insieme una parte di quanto spettante come assegno vitalizio, ma sulla base di un calcolo diverso rispetto a quello molto favorevole fatto dall'ufficio di presidenza del consiglio regionale nella precedente legislatura. La riduzione di quanto spettante sarà dunque di circa il 30%. Era urgente che il disegno di legge venisse approvato entro questa mattina per poter rispettare i termini per l'approdo in consiglio regionale il primo luglio, come concordato dalle forze politiche. 

Commenta Luca Zeni dopo il voto: «In questo modo ribilanciamo i criteri di attualizzazione non equi del 2012 garantendo la tenuta giuridica della riforma».
Più travagliata è stata ieri la discussione del secondo disegno di legge, che sostituisce il trattamento pensionistico dei nuovi consiglieri con un contributo per una pensione completementare. Questo articolo è stato stralciato su richiesta Svp, in attesa di un approfondimento sui contributi Inps per i lavoratori dipendenti. Potrebbe essere recuperato con emendamento in aula già a luglio o rinviato a settembre. 

Restano invece l'innalzamento dell'età pensionabile a 66 anni, con però la possibilità di anticipare la pensione, e il contributo di solidarietà del 20% sugli assegni del vitalizio e ieri la commissione ha aggiunto un 10% per chi non ha attualizzato il vitalizio. Su questi due punti, comunque, la maggioranza si è divisa e resta da vedere quale sarà la linea che riuscirà a prevalere in aula. 

In commissione il Pd ha votato per i 66 anni fissi senza possibilità di anticipo (linea condivisa dall'Upt che però non è presente in commissione) mentre Svp e Patt si sono mantenuti fermi al testo base rinviando eventuali modifiche all'aula. Approvato anche il contributo di solidarietà del  20%  sia sulle attualizzazioni che sull'assegno vitalizio residuo. Nel testo c'è anche la riduzione dell'indennità del presidente Diego Moltrer e dell'ufficio di presidenza per adeguarla al decreto Monti sui costi della politica.In tarda serata anche questo disegno di legge è stato approvato.

La maggioranza regionale non è riuscita ieri a trovare l'accordo sui contenuti dei due disegni di legge per tagliare i vitalizi e cambiare il trattamento pensionistico dei nuovi consiglieri. E si è divisa anche nel voto. 

Tre questioni cruciali sono rimaste, infatti, in sospeso trovando i partiti della maggioranza Svp, Pd, Upt e Patt su posizioni diverse: il nuovo sistema previdenziali per i consiglieri eletti da questa legislatura; l'innalzamento dell'età pensionabile a 66 anni; e la previsione di un ulteriore taglio dell'assegno vitalizio del 20% come contributo di solidarietà. 

Stralcio della norma per i nuovi. La riforma è stata divisa in due disegni di legge: uno che si limita all'«interpretazione autentica» della legge del 2012, che ha previsto l'anticipo dei vitalizi attualizzati, con un ricalcolo al ribasso (in media un -30%) delle cifre attualizzate e l'obbligo di restituire quanto ricevuto in più per gli ex consiglieri che già percepiscono il vitalizio e dell'intera somma avuta per i consiglieri in carica o gli ex che hanno maturato il diritto al vitalizio ma non ne possono beneficiare ancora. Il secondo disegno di legge, invece, sopprime l'attuale trattamento pensionistico per i nuovi consiglieri regionali e lo sostituisce con il versamento da parte della Regione di un contributo per una previdenza complementare per i consiglieri. Il disegno di legge contiene però anche l'innalzamento dell'età per godere del vitalizio da 65 a 66 anni e il contributo di solidarietà del 20%.Ma è soprattutto il punto della previdenza complementare quello sul quale ieri la Svp si è impuntata chiedendo il rinvio del disegno di legge. Il vice-capogruppo Svp,  Oswald Schiefer , nella riunione di maggioranza che ha preceduto i lavori della commissione in cui era previsto il voto dei due disegni di legge, ha chiesto di rinviare a settembre questo secondo disegno di legge. 

Pd, Upt e Patt hanno però detto no al rinvio e dunque la Volkspartei ha ripiegato sulla richiesta almeno dello stralcio dell'articolo sul contributo previdenziale in attesa di un chiarimento da parte dell'Inps, che la maggioranza trentina sperava si potesse ottenere già ieri e invece non è stato così. Il presidente del consiglio regionale,  Diego Moltrer , insieme al consigliere Svp esperto di previdenza,  Helmuth Renzler , ieri ha incontrato il direttore dell'Inps di Trento, che però non ha sciolti i dubbi.Il problema consiste nel fatto che i consiglieri regionali che sono lavoratori dipendenti con il nuovo sistema previsto dal disegno di legge rischiano di dover pagare l'8,8% dello stipendio come contributo per la propria pensione più un altro 8,8% dell'indennità consiliare per la pensione complementare ritrovandosi con una pensione complementare bassissima, di soli 30-40 euro contro gli attuali 800 euro, a differenza dei lavoratori autonomi o disoccupati che riceverebbero una pensione molto più alta dalla Regione che non effettuerebbe in questi casi il conguaglio con i contributi figurativi pagati da Inps per i lavoratori dipendenti in aspettativa. 

Ieri, Moltrer e Renzler hanno chiesto al direttore Inps che era possibile applicare la norma per cui per i lavoratori dipendenti in aspettativa che non ricevono il vitalizio (come i sindaci) l'Inps versa tutti i contributi ovvero il 32,8%, anche l'8,8% del lavoratore e non solo la parte del datore di lavoro. Inps però propende nel ritenere la contribuzione regionale per una pensione regionale come un contributo previdenziale paragonabile a un vitalizio, quindi per ora la risposta è no. «Sarebbe meglio - ha commentato Renzler - prevedere la sola indennità senza contributi per la previdenza complementare e ogni consigliere si arrangia». La questione  No ai 66 anni senza anticipo. Il secondo disegno di legge contiene anche l'innalzamento dell'età pensionabile. 

Ieri il capogruppo del Pd, Alessio Manica, ha annunciato subito che in commissione il Pd avrebbe votato l'emendamento dei Verdi che prevede l'innalzamento dell'età pensionabile a  66 anni  escludendo la possibilità della pensione anticipata a 60 anni pur con la penalità del 2% l'anno proposta dal disegno di legge del presidente Diego Moltrer. E così è stato. 
Ma l'emendamento è stato votato solo dalla verde Brigitte Foppa  e da Luca Zeni  e Mattia Civico del Pd. Il Pd è riuscito invece almeno ad alzare dal 2 al  3%  la decurtazione all'anno dell'assegno vitalizio e dell'attualizzazione per chi vuole andare in pensione prima dei 66 anni e in aula proverà a rilanciare. «Noi abbiamo deciso - spiega Schiefer - che sull'età pensionabile se ne riparlerà in tempo per l'aula, così come del 20% del contributo di solidarietà». Anche il Patt è rimasto su questa linea. Dichiara  Lorenzo Baratter : «Intanto si va così poi dobbiamo trovare una posizione unitaria, per eventuali emendamenti di maggioranza da presentare in aula il primo luglio».