Robol: "Rispondo ad Elena. Ecco le mie idee per le donne in politica"

Con una lettera pubblicata l'11 febbraio scorso Elena mi ha chiesto come intendo concretamente incrementare la presenza delle cittadine nella politica per dare un senso concreto alla "partecipazione" di cui tanto si parla.Sgomenta ripercorrere le percentuali di donne presenti in politica nel nostro paese.
Un'esclusione che, come ho già avuto modo di dire, ritengo anacronistica.

Le donne che oggi affrontano con successo ogni tipo di percorso scolastico, che si indirizzano verso professioni un tempo maschili con ottimi risultati, sono, invece, escluse dai luoghi in cui si decide.

 

Il tema non è solo culturale, ma riguarda le regole, i metodi di scelta delle persone da proporre nelle competizioni elettorali. Le donne escono vincenti nelle selezioni di merito, ma sono escluse dalla cooptazione.

Si obietta che le cose stanno cambiando ed in parte forse è vero. Ma non abbastanza e non abbastanza velocemente.

Non c'è il tempo di attendere che cultura e sensibilità collettiva evolvano.

E' necessario mutare le regole anche per accelerare il cambiamento culturale.

Solo l'introduzione nella legge elettorale della doppia preferenza, uomo-donna, potrà garantire che finalmente la democrazia sia lo specchio di una società che è fatta per metà di uomini e per metà di donne.

E' uno strumento non un approdo.

Un meccanismo che non discriminando  la possibilità di scelta dell'elettore (non per nulla, ove adottato, ha superato il vaglio della Corte Costituzionale) permetterà l'ingresso ad un numero elevato di donne.

Perché solo un aumento anche quantitativamente significativo delle donne farà si, per dirla con le parole della lettrice, che "le decisioni finali accolgano le loro proposte".

Ma è anche un altro il fronte sul quale dovremo impegnarci.

Le politiche di sostegno alla famiglia dovranno essere finalmente indirizzate a quest'ultima e non alla donna quale unica destinataria degli obblighi di cura.

Il tema della conciliazione famiglia-lavoro, che è un altro ostacolo per le donne all'assunzione di incarichi di responsabilità, andrà affrontato da una diversa prospettiva.

Non più assistenza alle donne purché si occupino di figli e genitori anziani, ma servizi e sostegno a madri e padri, figlie e figli per formare famiglie moderne, nelle quali i ruoli siano equamente ripartiti. Per favorire, ancora una volta, un necessario cambiamento culturale.

 

LA LETTERA DI ELENA BELOTTI ("L'Adige", 11 febbraio 2014)

Partecipazione delle donnee primarie del Pd 

Gentile direttore, partecipazione, azione e risultato. Belle parole sulla carta o reale ascolto e cambiamento e risposte da chi fa politica nei partiti e nelle istituzioni?

A breve ci saranno le primarie per l'elezione della segretaria provinciale del Pd.

Leggo cenni di programma desunti dagli incontri promossi dalle candidate sulla stampa.
La parola partecipazione viene sbandierata e ribadita come metodo di democrazia per avere consenso, e in effetti questo coinvolgimento dovrebbe servire per poi prendere decisioni politiche adeguate per il benessere delle persone.
Mi piace quello che sta facendo l'assessora Borgonovo Re in tema di sanità. Una ricognizione sul territorio per avere il vero polso della situazione delle strutture, del personale, su come funziona la risposta alla salute. Ci sarà anche spazio d'incontro con la popolazione immagino, proprio per sentire da chi usufruisce dei servizi quali sono i punti forti o deboli per la salute delle persone pazienti. Poi le scelte politiche dovranno esplicarsi al meglio.

Voglio mettere i puntini sugli i facendo un esempio concreto, parlando ancora di legge elettorale locale per le prossime elezioni provinciali.
Da parte delle associazioni femminili e della Commissione pari opportunità provinciale, la partecipazione e l'elaborazione di proposte sul tema della rappresentanza di genere è stata chiara e puntuale.

A cosa è servita questa mobilitazione di cervelli e di proposte se invece si vorranno fare altre scelte? (la doppia preferenza, donna-uomo sembra scartata).
È vero, sono le donne elette alle quali ci rivolgiamo in primis, che poi devono districarsi all'interno delle istituzioni, e sappiamo che il dare-avere è un metodo adottato e magari subìto, ma allora perché ripetere come un mantra la parola partecipazione, quando poi non se ne da il giusto spazio e valore?

E gli impegni sottoscritti nella recente campagna elettorale? La memoria è corta.Meglio sarebbe dire: la partecipazione delle cittadine serve fino a quando altri interessi prendono il sopravvento, per il resto le vostre proposte faranno anticamera a lungo o per sempre.

Sono sempre contenta quando giovani donne si mettono in gioco, e avrei piacere che mi spiegassero Elisa Filippi e Giulia Robol, come intenderanno concretamente incrementare la partecipazione delle cittadine e quale peso avranno le proposte nelle decisioni finali atte a ristabilire i loro diritti.
Grazie se avrò risposta. 

Elena Belotti