«L'art. 18 irrilevante per creare lavoro»

«Il problema dell'Italia non sono le regole del mercato del lavoro e l'articolo 18, che per altro è già stato significativamente riformato escludendo il reintegro per i licenziamenti per motivi economici. Per creare occupazione la normativa sul lavoro è quasi irrilevante rispetto a costo del lavoro, produttività e politiche industriali, che sono le vere questioni da affrontare subito. Ma Renzi è troppo astuto per lasciarsi imbrigliare nella polemica sull'articolo 18, che è solo un modo per evitare le riforme».
L. Patruno, "L'Adige", 20 dicembre 2013


Alessandro Olivi, vicepresidente della Provincia e assessore del Pd allo sviluppo economico, usa parole molto diverse dal governatore Ugo Rossi, che ieri in un'intervista all' Adige aveva commentato con particolare soddisfazione il fatto che nel piano per il lavoro del nuovo segretario del Pd, Matteo Renzi, si propone di introdurre un contratto a tempo indeterminato per i neoassunti, senza la tutela dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori (reintregro o indennizzo in caso di licenziamento illegittimo).  
Assessore Olivi, cosa pensa della prima mossa di Renzi che vuole riformare contratti di lavoro e ammortizzatori sociali? 
Innanzitutto, sono molto contento, da esponente del Pd, che il segretario abbia voluto cominciare da lavoro e riforme. Per quanto riguarda il lavoro, penso che in questa fase della crisi, ancora molto critica dal punto di vista sociale, l'incidenza che ha l'articolo 18 rispetto al tema di come creare occupazione e contrastare la disoccupazione sia quasi irrilevante e rischi di diventare un feticcio. Oggi il problema non sono le regole del mercato del lavoro. Decisive sono le politiche industriali.  
La questione è legata all'introduzione di un nuovo contratto a tempo indeterminato per i giovani. Le sembra una buona idea? La proposta di Renzi ha un pregio che è quello di uniformare il contratto di ingresso, facendo ordine ed evitando di dare spesso ai datori di lavoro quella variegata forma di contratti, come quelli a progetto o a chiamata, che servono a non prendersi impegni nel periodo medio-lungo. Il problema che vedo però, se parliamo di giovani, è che quello che secondo me dovrebbe essere il contratto principe, secondo i modelli mitteleuropei che prendiamo a riferimento, è l'apprendistato. In Germania il contratto prevalente che consente di accompagnare la transizione scuola-lavoro è l'apprendistato. Quindi dico sì al contratto unico, ma se legato all'incrocio scuola-lavoro.  
Il progetto di Renzi prevede anche di modificare il sistema degli ammortizzatori sociali. Il Trentino ha ottenuto la delega sugli ammortizzatori nel 2009 ma non l'ha ancora attuata, nonostante il tavolo tecnico abbia già prodotto un pacchetto di interventi. Quando lo farete e quale riforma si augura a livello nazionale? 
Ci vogliono politiche che investano sulla tutela di chi cambia lavoro esulle posizioni oggi non tutelate. In Trentino abbiamo costruito un nostro possibile pacchetto per concretizzare la delega. Io ho detto nella giunta programmatica che in Finanziaria dobbiamo dare un segnale concreto. 
Vuol dire che dovete aspettare marzo? Non basta una delibera di giunta subito? 
Al pacchetto degli ammortizzatori non serve una norma, è vero, ma serve mettere risorse. Prevediamo il reddito di qualificazione, che è il sostegno allo studio durante il lavoro; il reddito di attivazione, che è un'integrazione in termini di durata e quantità dell'indennità di disoccupazione (Aspi e mini-Aspi); e poi il reddito di continuità, per sostenere lavoratori di imprese sotto i 15 dipendenti, che rischiano di non avere più la cassa in deroga. Ma oltre alle risorse per potenziare le tutele (pensiamo a 6-7 milioni di euro) in Finanziaria vogliamo introdurre una norma che condizioni l'accesso a queste misure ulteriori di sostegno al reddito all'impegno del lavoratore alla formazione e ad accettare le proposte del lavoro. Prima di marzo spero si possa concludere con le parti sociali, sindacati e imprese, un patto per lo sviluppo sia sull'attuazione della delega sugli ammortizzatori che sugli sconti Irap, che vogliamo legare agli impegni sull'occupazione e, se riusciamo, anche al welfare.


Ammortizzatori in deroga, parti convocate dalla Provincia per il nuovo accordo
«Ho già convocato le parti sociali il 27 dicembre per firmare l'accordo sugli ammortizzatori in deroga, mobilità e cassa integrazione, non c'è alcun rischio per i lavoratori». Il vicepresidente della Provincia e assessore al lavoro e all'industria, Alessandro Olivi, ha inviato la lettera di convocazione, che Cgil, Cisl e Uil proprio ieri avevano sollecitato, molto preoccupate, visto che l'attuale accordo scade il 31 dicembre e c'era il rischio che dal primo gennaio le aziende procedessero con i licenziamenti se entro l'anno non si fosse provveduto a una nuova firma. Ora almeno la convocazione c'è.
Le risorse a disposizione per la cassa integrazione in deroga, che va a coprire i settori delle imprese sotto i 15 dipendenti che non accedono alla cassa ordinaria, e la mobilità in deroga, ovvero per i lavoratori licenziati con più di 50 anni, ci sono e si tratta di circa 3 milioni di euro stanziate in gran parte dallo Stato e anche dalla Provincia.Nei primi undici mesi del 2013 l'Inps ha autorizzato in Trentino quasi 176 mila ore di cassa in deroga.