Primarie e giovani: qualifichiamo il lavoro e il welfare

La candidatura di Renzi ha avuto indiscutibilmente un merito: quello di portare all'interno del dibattito politico la “questione generazionale”. Quella dei giovani di oggi, infatti, rischia di essere una generazione saltata.
Giuliano Muzio (Coordinatore Circoli del PD della Vallagarina)
Lorenzo Passerini (Consigliere Assemblea PD Comunità della Vallagarina), 31 ottobre 2012

L'Italia è un Paese strutturalmente conservatore che, a chi innova, privilegia le rendite. Vanta infatti un sistema di tutele orientato a proteggere chi ha già un'occupazione stabile, piuttosto che i giovani e i  precari: il welfare garantisce prevalentemente il sistema pensionistico e sanitario. Il patto sociale italiano si fonda sugli egoismi pubblici e sugli altruismi privati: siamo una società che nei confronti dei giovani è egoista a livello collettivo e fin troppo generosa a livello familiare.

Pensare però di affrontare questi nodi strutturali del “sistema Italia” con facili soluzioni, riproponendo in modo semplicistico modelli degli ultimi due decenni (“meno Stato e più mercato”), è quanto mai illusorio e pericoloso. La crisi ha stravolto i paradigmi ai quali eravamo abituati. Credere che la ricetta per il nostro Paese sia quella di ridurre il settore pubblico in modo orizzontale rischia di moltiplicare gli effetti negativi della crisi. Va invece qualificata la presenza e la capacità della Pubblica amministrazione di creare regole e politiche di contesto finalizzate ad aumentare la competitività del sistema economico. Il Trentino, ad esempio, sta resistendo alla crisi proprio perché non rinuncia al ruolo strategico delle politiche industriali.

A livello nazionale ci pare che Bersani rappresenti meglio di altri questa posizione purché eviti di rimanere schiacciato su alcune posizioni conservatrici, che ritengono che la soluzione alla crisi in atto sia la replica di politiche del lavoro e del welfare tipiche di modelli organizzativi fordistici ormai desueti. Negare la “questione generazionale”  riduce l'area di rappresentanza del Partito Democratico solo a determinati mondi e la sua capacità di interloquire con i giovani che non hanno un'appartenenza pregressa.

Per queste ragioni sia nel dibattito nazionale che nelle articolazioni locali crediamo sia necessario garantire il pluralismo delle idee e delle diverse aree politiche e culturali (per esemplificare da Fassina a Letta) che, anche in questa fase, stanno sostenendo il profilo di Bersani perché lo ritengono il più strutturato e il più capace di essere un punto di riferimento di un'Alleanza ampia, in grado di governare il Paese.